Piccole nursery per piccola fauna

di Ronni Bessi
(articolo del 10/2/04)

L’estate 2003 passerà alla Storia come la più calda e la più secca dell’epoca moderna, almeno per ora.
Va bene, ma questo cosa c’entra con quelle cose lì … con le “Nursery per la Piccola Fauna”?
A parte il fatto che un collegamento od una relazione volendo si trovano sempre, anche tra elementi o situazioni apparentemente incongruenti; nel caso in questione comunque la spiegazione di tale abbinamento è risultata motivata dalle circostanze che ora descriveremo.

Nel corso della appunto afosissima estate scorsa chi scrive era stato incaricato di progettare e condurre una serie di lezioni interattive con i partecipanti ai Centri Estivi del Comune di Aosta ed a quello di Quart, nonché per i turisti di Brusson. La tematica prescelta per questi interventi, tenuto conto che il 2003 era stato proclamato Anno Internazionale delle Acque Dolci, avrebbe trattato della Piccola Fauna caratteristica delle zone umide. E fin qui nulla da eccepire. Ma trattare di animali di palude significa quasi automaticamente riferirsi agli Anfibi, a Rane, Rospi, Tritoni e Salamandre, cioè ad esseri che oltre che essere divenuti sempre meno frequenti sono anche indissolubilmente legati all’elemento liquido (almeno per la loro riproduzione) ed a condizioni di alta umidità atmosferica.

Chi abbia avuto la ventura od il compito di muoversi nelle restanti zone umide valdostane, nella suddetta “bella” stagione e tra folate di vento caldo e asciutto, forse avrà notato come proprio questi animali apparissero misteriosamente assenti. In effetti era come se lo fossero. A questa anomala, e per loro pericolosa situazione, avevano reagito “estivando”, rifugiandosi cioè in recessi sotterranei in grado di garantire loro sufficiente umidità e temperature più consone alle loro caratteristiche biologiche.
Che fare allora per tutti quegli appuntamenti già programmati che avrebbero dovuto vederli come protagonisti? Gli utenti giovani ed adulti avrebbero retto a soporifere dissertazioni su questi animali senza il supporto visivo ed emotivo dato dalla loro presenza?

A chi stesse scorrendo queste righe, avendo già iniziato a scuotere la testa a causa della mia domanda retorica, consiglio di leggere il seguito dell’articolo. E gli altri? ... Boh, facciano un po’ quello che vogliono. E’ già così faticoso convincere noi stessi della veridicità di quello che scriviamo!

Ma torniamo al nostro nodo cruciale. Esisteva un’alternativa al munirsi di picco e pala per scavare sotto le nodose radici di una grande latifoglia alla disperata ricerca di qualche improbabile e prezioso esemplare di queste specie?
Fortunosamente sì, e grazie proprio alle “Nursery per la Piccola Fauna” del mini Centro “La Crapaudière” di Aosta che già nel settore Aule Verdi aveva dimostrato la sua potenzialità per nuove sperimentazioni concrete.
In sostanza grazie a queste modeste strutture si è potuta avere la continua disponibilità di animali appartenenti alla Piccola Fauna per le previste lezioni. Forse ora qualcuno, o forse nessuno, si sarà chiesto in che cosa consistano queste “Nursery”. Nel dubbio abbiamo comunque scelto di illustrarne caratteristiche e funzioni.

Nascita di una Nursery

Questi singolari micro habitats (ed a tutti gli effetti lo sono) sono stati pensati per ospitare quegli esseri che necessitano di ambienti costantemente umidi, ombrosi o sotterranei, e con moderate temperature anche nei più caldi giorni estivi, vale a dire principalmente Orbettini, Rospi e Tritoni.
In uno spazio veramente limitato (1 metro quadrato per struttura) si sono scavati rifugi invernali costituiti da cumuli di foglie marcescenti aventi per tetto larghe pietre piatte rivestite da piccole fascine di legna. Il tutto è stato ricoperto da almeno 40 cm di spessore di morbida terra con l’avvertenza di aver lasciato nella stessa cunicoli di accesso a quelle zone nascoste ed appunto più profonde. Sopra a questa è stata distesa un’altra coltre di foglie morte ed umide e quindi vi sono stati posizionati sopra dei vecchi tronchi in disfacimento e di varie dimensioni, sempre lasciando spazi aperti tra uno di questi pezzi ed il successivo.
Si è provveduto quindi a recintare il tutto per una altezza esterna di circa 50 centimetri e con una profondità nel terreno di 10 cm. Infine si è realizzato un coperchio anch’esso munito di rete (sempre a maglie fini, cioè con lati delle stesse non superiori al mezzo centimetro), rivestito da una stuoia di materiale vegetale e dotato di cerniere per una sua agevole apertura o chiusura sulla sottostante area ricreata.
Solo ora si poteva rendere vitale questa neostruttura inserendovi tutti quegli Invertebrati tipici del sottosuolo quali Lombrichi, Limacce, Centopiedi e Porcellini di terra e successivamente gli “ospiti” previsti.

La prima “Nursery” di questo tipo esiste ormai da quattro anni (ora se ne è aggiunta una seconda) ed ha quindi già dimostrato la sua funzionalità riguardo agli obbiettivi che si erano prefissi. Primo fra tutti offrire a questi animali un ambiente loro funzionale e sicuro (dai predatori e dai “capricci” delle condizioni atmosferiche esterne) dove condurre in forma autosufficente il loro ciclo vitale. In secondo luogo fornire la possibilità, quando se ne presentava la necessità, di disporre temporaneamente di esemplari per lezioni interattive di Educazione Ambientale.

Il primo “utente” di questo micro habitat è stato un adulto di Orbettino che vi ha già superato tre Inverni, muta regolarmente la sua pelle e non ha mai sentito la necessità di fuggire nonostante col suo muso corrazzato possa facilmente scavare un cunicolo al di sotto della scarsa profondità della rete di protezione. Che questo ambiente ricostruito si fosse poi rivelato particolarmente idoneo anche ad altre specie è stato dimostrato dal fatto che vi abbiamo già rinvenuto dal secondo anno dei neometamorfosati di Rospo e di Tritone crestato che spontaneamente vi erano entrati, vi avevano trovato abbondanza di prede, erano di conseguenza cresciuti in dimensioni e a causa di questo avevano trovato le maglie della rete ormai troppo strette per far uscire i loro corpi grassottelli. Inoltre nelle passate stagioni calde avevamo rinvenuto Anfibi lungo la recinzione della Nursery che attendevano qualcuno che desse loro una “zampa” per accedere a quella che ai loro sensi doveva apparire come una insperata oasi di salvezza in un mare di arida calura.

Nursery: istruzioni per l’uso

Da quanto si è esposto in precedenza dovrebbe essere emerso come una Nursery per la Piccola Fauna non sia una semplice gabbiona con qualche tronco per fare “nature”, ma un piccolo ecosistema funzionale ed autosufficente a tutti gli effetti. Non a caso questa struttura è liberamente collegata nel suo piano inferiore con il terreno e questo permette sia il transito e lo scambio di Invertebrati lucifugi che lo scavo di tane e condotti da parte degli “ospiti”.
Ovviamente questo ambito non si presta indifferentemente ad accogliere qualsiasi rappresentante della Piccola Fauna: non è adatto quindi alle Rane verdi ed ai Rettili in generale, con l’eccezione come si è visto, dell’Orbettino, per il quale costituisce sia l’habitat elettivo che una tranquilla zona di riproduzione con l’obbiettivo di liberare poi in Natura i nuovi nati di questa rara specie.
Così come l’abbiamo concepita una Nursery può ospitare giovani di Rospi, Tritoni, Rane temporarie e dalmatine, almeno fino al raggiungimento della loro maturità sessuale, quando cioè questi dovrebbero essere rilasciati negli ambiti adatti alla loro riproduzione ed in questo giustificando il nome dato a questa struttura come spazio di accoglimento temporaneo di piccoli esseri da proteggere nella fase della loro esistenza quando maggiore è il rischio di predazione da parte di altri animali.
Particolare attenzione andrà posta se si scegliesse di ospitare delle Salamandre che necessitano di un ambiente con un maggiore tenore di umidità, con il “tetto” che stilli letteralmente acqua, e quindi con innaffiature più frequenti del tutto. Ovviamente si dovrà sempre valutare la compatibilità tra le varie specie introdotte e la densità di esemplari in relazione alla superfice a disposizione, così come la sussistenza nel tempo di vitali popolazioni di Invertebrati nella stessa.
Quando poi le temperature esterne iniziassero a farsi rigide sarà opportuno coibentare il tutto con sacchi di iuta (quelli delle patate per intenderci) e con un telo di tessuto non tessuto che permetta il passaggio dell’acqua, ma ostacoli la penetrazione di aria fredda. In tali frangenti sarà meglio abbondare con le precauzioni visto che dalla nostra responsabilità dipende la buona salute di altri esseri viventi.
Per quanto concerne l’utilizzo di alcuni esemplari di questi per la Didattica Naturalistica noi procediamo sempre con molta cautela nel prelevarli dalla Nursery e mai andando a sconvolgere i rifugi invernali che debbono rimanere integri anche per considerazioni etiche. In pratica ci limitiamo a sollevare i tronchi e le cortecce superficiali dopo averli abbondantemente aspersi di acqua la sera precedente e ci affidiamo alla sorte. In questo modo a volte si troverà proprio l’animale che si cercava, a volte qualcosa di inaspettato, raramente niente. In ogni caso evitiamo di sconvolgere il tutto con una ricerca ossessiva (e possessiva) che denoterebbe soprattutto mancanza di rispetto verso quegli esseri che si è scelto di aiutare.


Elenco schede