Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Bufo rubropunctatus

Articolo e fotografie di Anna Giordano
primo piano

Una specie poco diffusa

Da settembre di quest'anno (2002) allevo quattro esemplari di Bufo rubropunctatus e, nel mio tentativo di documentarmi in internet su questa specie di rospo, ho scoperto che esistono davvero pochissimi siti che li riguardano e nessuno di questi è scritto in italiano, bensì in spagnolo (del Sud America) e/o in inglese. Così, unendo la mia quotidiana esperienza diretta con le poche informazioni reperite in rete, ho pensato di scrivere una scheda in italiano, che sintetizzi le caratteristiche principali di questi simpatici rospetti, soprannominati anche "rospi di Natale" (dall'inglese "Christmas toads").

Un elemento di gran confusione che ha ostacolato non poco la mia ricerca di informazioni è stato l'individuazione della specie. Inizialmente, infatti, sono caduta nell'errore di pensare che si trattasse di Bufo punctatus, salvo poi scoprire (dopo non poche gaffes) che trattasi di Bufo rubropunctatus. E la differenza non è poca, se si considera che le due specie provengono da zone completamente diverse (la prima è originaria delle regioni rocciose dell'Arizona/Colorado, mentre la seconda proviene dalle foreste della Patagonia!!!).

visione dorsale

Caratteristiche

Il Bufo rubropunctatus appartiene alla famiglia dei Bufonidi ed è originario del Sud America e più esattamente del Cile. Si tratta di un rospetto di modeste dimensioni, che, indicativamente, da adulto raggiunge circa i 6-7 cm di lunghezza (il maschio è leggermente più piccolo della femmina). Il colore del dorso varia dal grigio al verde oliva (solitamente più scuro nei maschi) ed è punteggiato da tante piccole verruche rosse, mentre il ventre è assai più chiaro, talvolta addirittura bianco. Personalmente, trovo che sia un rospetto assai grazioso a vedersi.

Il B. rubropunctatus possiede due prominenti ghiandole tondeggianti (dette parotoidi) situate ai lati del cranio, immediatamente dietro gli occhi. La loro funzione è di secernere una sostanza irritante, viscosa e bianca; questa secrezione, funge da arma di difesa contro i predatori, in quanto provoca loro una forte infiammazione alla bocca ed alla pelle, causando inoltre forte nausea, aritmia cardiaca e, in alcuni rari casi, la morte del malcapitato che volesse cibarsi del nostro simpatico rospetto.
Tuttavia, la quantità di tossine prodotte da queste ghiandole è talmente ridotta (soprattutto in cattività) da rendere il B. rubropunctatus uno dei rospi meno tossici per l'uomo e quindi uno dei più facilmente maneggiabili. Nel mio caso, non è mai capitato che qualcuno dei miei quattro esemplari emettesse questa sostanza. Superfluo ricordare che è comunque buona norma lavarsi le mani dopo averlo toccato!

il minirospo

Alimentazione

L'alimentazione del B. rubropunctatus è principalmente costituita da insetti. Ai miei esemplari do da mangiare un giorno sì ed un giorno no, alternando il classico chironomus congelato con grilli vivi di piccole dimensioni (di cui vanno letteralmente ghiotti).

E' molto divertente osservarli mentre si lanciano nella "caccia" delle prede: le studiano attentamente a distanza per qualche secondo, poi scattano in avanti verso di loro e le catturano con un colpo di lingua.
Uno dei miei rospetti è particolarmente giovane (vedi foto) e fa molta fatica a mangiare anche i grilli più piccoli: ne ha paura e, al posto di inseguirli... scappa! Così, almeno per queste prime settimane, lo sto nutrendo con chironomus e qualche mosca morta, aspettando che cresca un altro po' e si renda più autonomo ed audace nella "caccia".

distribuzione della specie

Vita in natura

Il Bufo rubropunctatus proviene da una regione temperata del Cile che si estende da Temuco (39° parallelo) a Puerto Montt (42° parallelo) e che si trova in una vasta area del Sud America conosciuta anche come "Patagonia cilena". In questa regione il clima varia da una media estiva di 14-16 gradi ad una media invernale di 7-9 gradi.

Principalmente, i Bufo rubropunctatus vivono presso i maestosi boschi di Nothofagus (faggio meridionale), altissimi alberi sempreverdi caratteristici del Cile e dell'Argentina, in grado di sopravvivere a temperature assai rigide, ed infatti presenti perfino nella regione più meridionale del Sud America: la Terra del Fuoco.

temperatura e piovosità media mensile, a casa del rospetto 'clicca' per ingrandire il terrario

Terrario

Io allevo i miei B. rubropunctatus in un terrario piuttosto capiente (150 x 40 x 50h), arredato con muschio, corteccia, un ramo "cespuglioso" e sassi di medie dimensioni. Nel terrario ho messo anche un piccolo sottovaso contenente acqua e che funge da laghetto (clicca sull'immagine per vedere una foto ingrandita).
Ogni mattina ed ogni sera annaffio abbondantemente il muschio (lo inondo letteralmente), in quanto occorre che quest'ultimo sia sempre umido, mentre le lampade poste sotto il coperchio della vasca tendono ad asciugarlo con il loro calore.

sempre più in alto! Tra la varietà di ambienti creata nel terrario, ho appurato una spiccata predilezione dei rospetti per il folto cespuglio di muschio che cresce in cima ad un ramo, che ho sistemato in posizione obliqua (un estremo poggia sul fondo erboso e l'altro estremo poggia su un sasso alto circa 20 cm). Ogni giorno, tutti e quattro i rospetti salgono lungo il ramo e si accoccolano uno sull'altro nel cespuglio, dormendo per ore ed ore durante il giorno. Durante questa lunga siesta, formano un quadretto davvero tenero a vedersi.

Altro luogo preferito sono i cumuli di pietre, dove di tanto in tanto vanno a nascondersi, stando infilati tra un sasso e l'altro. Visto questo loro gusto per i pertugi tra le rocce, ho creato delle piccole caverne con sassi di fiume (che sono piuttosto levigati e quindi non pericolosi per la loro pelle), in cui loro si rifugiano in alternativa al prediletto cespuglio.

Attualmente, la temperatura nel terrario oscilla tra i 18 e i 20° C. Nel loro ambiente naturale, le temperature invernali sono piuttosto basse, pertanto, volendo ricreare la stagione fredda (e quindi il periodo del letargo), è opportuno portare la temperatura del terrario a 6-7° C (magari trasferendolo in una cantina o in un box).

la grotta

Comportamento

Questi simpatici rospetti svolgono una vita prevalentemente notturna. Infatti, se di giorno trascorrono gran parte del tempo dormendo accovacciati tra sassi e cespugli, nel tardo pomeriggio cominciano ad essere più vivaci e a "passeggiare" per tutto il terrario.
In un terrario piuttosto spazioso come il mio, i Bufi si ritrovano a stare quasi sempre in coppia o addirittura tutti e quattro insieme, il chè, ripetendosi tutti i giorni per ben due mesi, mi ha convinta del fatto che aminino stare in compagnia fra loro e che sia quasi un peccato allevare un singolo esemplare.
ambiente boschivo in cui vive il nostro protagonista

Letargo

Per il letargo dei miei due rospi adulti mi sono organizzata nel seguente modo: verso metà gennaio ho dato loro da mangiare un pò più abbondantemente del solito e dopo aver aspettato 4-5 giorni (onde evitare indigestioni) li ho sistemati in un terrario di 50x30x40 cm arredato con uno strato piuttosto alto (circa 15 cm) di corteccia morbida, molto muschio in superficie e un paio di piccoli rifugi di pietra.
Per abituarli gradualmente all'abbassamento di temperatura, li ho inizialmente sistemati nella stanza più fredda della casa (17°), poi - dopo due/tre giorni - li ho spostati in cantina (11°) e infine, dopo qualche giorno ancora, ho aperto la finestra della cantina per farla raffreddare ulteriormente, per arrivare ad una temperatura finale di circa 9 gradi.

Durante il letargo, i rospetti cercano rifugio infossandosi nello strato di corteccia o terriccio e riducono la loro attività vitale al minimo. Dopo un mese e mezzo di letargo, ho ripercorso all'inverso tutte le tappe intermedie per tornare alla temperatura iniziale di 16-19 gradi, affinchè i rospetti si svegliassero dal loro letargo (un pò dimagriti naturalmente) e riprendessero lentamente le loro consuete attività.

Riproduzione

Ancora non ho alcuna notizia da condividere con voi, in quanto i pochi siti trovati in internet (unica fonte di ricerca a mia disposizione al momento), non documentano in alcun modo la riproduzione di questa specie. Spero di poter scrivere questo capitolo prossimamente, attraverso il racconto di un' esperienza diretta (teniamo le dita incrociate).
continua...