Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Lycosa tarentula:
la nostra piccola "migale"

Articolo e Fotografie di Bruno

Allevare ragni esotici di grosse dimensioni è sicuramente un'esperienza travolgente, posso dirlo con cognizione di causa, avendola provata. Per sei anni, durante la mia parentesi universitaria lontano da casa, ho allevato un esemplare di Recostita crinita (non so se si chiama ancora così) e uno di Aphonopelma seemanni. Purtroppo tornato all'ovile ho dovuto darle via a causa dell'incontenibile aracnofobia di mia madre, che arriva a stento a tollerare salticidi e ragni granchio.

Però l'esperienza che voglio raccontarvi prese il via molti anni fa e continua, in modo clendestino, fino ad oggi. Non riguarda né nani né giganti, ma la splendida Lycosa tarentula, mi si perdonerà se il nome è cambiato nel frattempo, ma la mia fonte è un testo del 1974, in ogni modo le foto possono aiutare a capire di chi si tratta.

all'occhio!!

L'incontro

Il mio primo incontro con questa specie risale al 1984 quando, durante una gita domenicale con i miei, m'imbattei in un buco nel terreno. Curioso come solo i bambini (e io ancora oggi) sanno essere, non resistetti alla tentazione di infilarci un bastoncino. Un baluginare di occhi che riflettevano la luce e un'ombra velocissima fu tutto quello che vidi. Paziente, mi appostai come facevo quando dovevo stanare qualche lucertola da un buco, lungo disteso sulla pancia, senza fare il minimo rumore. Poco dopo apparve il padrone di casa, il ragno più grosso che avessi mai visto, certamente una "tarantola", un essere che all'epoca ritenevo quasi mitologico! Dopo vari tentativi riuscii a farla uscire dal buco e me la portai a casa, la tenni per due anni, poi morì, da allora non ho più smesso di studiarle.

Tutto quanto dirò di seguito non ha nessuna pretesa scientifica, ed è esclusivamente frutto delle mie esperienze perché, a parte qualche foto ed una sommaria descrizione, non ho trovato altro sui libri.

Questo splendido aracnide è certamente uno dei più grandi d'Europa, l'esemplare nelle foto è la mia Tecla, misura circa 8 cm comprese le zampe ed ha quasi due anni, è certamente più piccolo di una migale, ma di sicuro non si fa fatica a vederla.
Per quanto riguarda la loro diffusione so per certo che a tutt'oggi sono presenti nelle regioni del centro, sud Italia, compresa la Sicilia e in Spagna, per averle osservata personalmente. Quelle spagnole sono sensibilmente più grosse, di uno o due centimetri, probabilmente grazie alle temperature più elevate, perché ho notato una differenza di dimensioni anche tra quelle delle mie parti (la provincia de L'Aquila) e alcuni esemplari catturati in Sicilia nei pressi di Trapani.

Ormai da parecchi anni tengo più o meno sotto controllo tre popolazioni di questi aracnidi, e devo dire, che nonostante tutto, sono sempre rimaste costanti, anzi, una delle tre è in continua espansione.
Quando scoprii questo gruppo di "conquistadores", nel 1984 occupava esclusivamente il limitare dei campi coltivati, e qualche sparuto esemplare una radura sul limitare del bosco vicino. Oggi trovarne nei vecchi siti è quasi impossibile, mentre occupano almeno cinque radure di quel bosco. Credo che tutto ciò sia dovuto alla meccanizzazione dell'agricoltura e all'uso di pesticidi, infatti in quelle sperdute zone dell'Appennino "la rivoluzione industriale" ha tardato un po', fino a qualche anno fa non era affatto raro assistere alla raccolta dell'erba medica o del grano fatta con sapienti colpi di falce. Poi la situazione è andata modificandosi e così anche il comportamento dei nostri amici.

In principio assistetti con mio fermo disappunto ad un calo dei "buchi" dove prima erano numerosi, poi un anno, battendo la vicina radura a caccia di scolopendre, ne trovai alcuni, da allora ho assistito ad una vera e propria colonizzazione. A raggiera, dai primi nidi si espandevano sempre più nelle zone limitrofe, di anno in anno il loro numero aumentava considerevolmente, poco tempo fa in quel piccolo spazio aperto ho contato 83 tane occupate. Un altro indizio del processo in atto è che le dimensioni degli inquilini vanno facendosi sempre più ridotte allontanandosi dalle zone acquisite nelle stagioni precedenti, il che vuol dire che i piccoli riescono a crescere ed a riprodursi.

tentativi di fuga

Tana dolce tana

Parliamo ora un po' delle tane delle tarantole. Intanto le popolazioni sopra descritte, non le costruiscono mai in campo aperto. Lontano da alberi e arbusti si, ma non dai ciuffi d'erba. Infatti, i nidi si trovano sempre nelle immediate vicinanze di qualche piccola pianta, credo facciano così perché le radici rendono più compatto il terreno evitando l'erosione della parte iniziale del tubo e gli steli limitano l'entrata dell'acqua piovana e la caduta di oggetti più grandi. Per lo stesso motivo, il medesimo tratto è ricoperto di un sottile strato di tela.

All'entrata la tarantola costruisce, con le sue secrezioni seriche, un rialzo più o meno pronunciato, ricoperto di sassolini e rametti. La funzione di questo "optional" credo sia in parte quella di evitare un'eventuale inondazione, dall'altra mimetizzare il bianco della tela. Fabre parlava a riguardo di un tappo sui nidi di questi ragni, ma io non l'ho mai visto, anche se ci sono ragni esotici praticamente in tutti gli altri continenti "vivibili" che lo costruiscono; forse si riferiva ad una specie ormai estinta o rara che non ho avuto l'opportunità di vedere. Un altro entomologo, L. Doufur, citato da Fabre, lo dava di forma conica, allargata verso l'esterno della dimensione delle zampe del ragno aperte al massimo, ma anche qui non so cosa dire, quelli che ho visto io erano sempre e solo cilindrici.

La tana vera e propria ha un andamento zigzagante, comincia con un tratto quasi verticale profondo una ventina di centimetri circa, e poi cambia bruscamente direzione, non so che profondità raggiunga perché non mi sono preso mai la briga di scavare, data anche la tipologia del terreno che è sempre molto sassoso. Doufur, che tra le altre cose deve essere stato anche uno scavatore migliore di me, parla di un secondo tratto orizzontale, poi di un terzo verticale, per un totale di una quarantina di centimetri.

Vita da Tarantola

La colorazione di fondo della parte dorsale oscilla tra il grigio e il marrone con screziature nere e color crema, dalle mie parti gli esemplari grigi sono rari, a dire il vero ne ho visti solo una decina in tutto. Ventralmente si presenta nera e crema; la faccia inferiore delle zampe è zebrata.
Le tarantole hanno abitudini prettamente notturne, passano le ore calde della giornata nel tratto più vicino alla superficie, non disdegnando qualche agguato a qualche preda che passasse nei paraggi, sia esso un insetto... o un filo d'erba usato per attirarle. La loro attività comincia al crepuscolo, per andare a caccia o accoppiarsi, in ogni caso non si allontanano mai molto. A riguardo Fabre ipotizzava un'ulteriore funzione del bastione soprelevato, vale a dire quella di fornire agli insetti volanti un "posatoio" su cui poi sarebbero stati aggrediti. Il loro spettro alimentare comprende tutti i tipi d'insetti possibili, dalle mosche alle locuste.

Una peculiarità delle tarantole è la scarsa aggressività nei confronti dei loro simili. Mi è capitato di riuscire a stanarne un esemplare che poi si è infilato in un'altra tana, dalla quale è uscito indenne dopo qualche minuto quando il pericolo sembrava passato. In cattività avviene lo stesso, non presentano l'aggressività dei loro cugini erranti, se l'ambiente è sufficientemente spazioso difficilmente "vengono alle mani", limitandosi a minacciarsi a distanza sollevando quattro arti e scoprendo i cheliceri, se poi hanno già costruito la tana s'ignorano completamente.

Gli accoppiamenti di questa specie avvengono, nella mia regione, tra maggio e giugno, di notte. Mi è capitato raramente di assistervi, ma quelle poche volte confermano questo dato, smentito però da Doufur che asserisce di aver assistito ad accoppiamenti in pieno sole su delle rocce, tra più esemplari... forse erano altri tempi.
Il corteggiamento non è vistosissimo, il maschio si muove secondo schemi definiti attorno alla compagna, avvicinandosi sempre di più ed agitando i palpi, qualora lei sia recettiva rimane immobile, lasciando il partner alla sua danza, in caso contrario si solleva nella tipica postura di minaccia e questo di solito basta a far fuggire il più focoso degli amanti, in quanto le "lei" sono molto più massicce. Se il corteggiamento va a buon fine il maschio, si avvicina di lato, la lei sposta l'addome esponendo i genitali che sono fecondati dal seme contenuto nei palpi. Et voilà!

Dopo qualche tempo, circa tre settimane, la femmina depone le uova. Purtroppo non ho foto di questo evento, ma vi assicuro che è meraviglioso. Dapprima stende un velo di tela sul terreno appena davanti alla tana, poi vi si porta sopra e comincia a lavorarlo sapientemente con le sue sei filiere, aiutandosi con zampe e palpi. Alla fine dell'operazione la troverete con una graziosa sacca ovigera, attaccata all'addome, che sarà trasportata in giro per il mese successivo. Ho notato che talvolta, all'interno della tana il sacco viene accantonato, ma mai per lunghi periodi di tempo.

A questo punto la diatriba! I piccoli alla nascita, se ne vanno, o rimangono sul dorso? La mia tesi riguardo a questa specie di Lycosa sedentaria è che rimangano nella tana fino alla prima muta, mentre le specie erranti trasportano i piccoli sul dorso, di quest'ultima cosa sono sicuro. Altri la pensano diversamente. Posso solo dire che in cattività i ragnetti si mostrano indipendenti dopo un paio di giorni e cominciano allora a girare in cerca di cibo.

Continuiamo a parlare dei piccoli. Sono all'incirca un centinaio, neri e voracissimi. All'inizio vanno nutriti con collemboli, ma già dopo un mese avranno raggiunto dimensioni tali da poter insidiare drosofile e altri piccoletti del genere. Nelle loro due prime estati vivono da nomadi, costruiscono la tana generalmente alla fine della seconda estate, quando misurano circa 4-5 cm, per passarvi l'inverno, così inizia la loro vita da adulti.

Qualora decideste di allevare uno di questi ragni fin da piccoli, vi conviene catturare una femmina con le uova, aspettare la schiusa e poi tenerne qualcuno in contenitori separati, rilasciando gli altri e la mamma (possibilmente dove l'avete presa e non nel giardino sotto casa). Questo perché i piccoli sono molto simili ad altre specie più piccole di licose erratiche, e quindi potreste ritrovarvi con un ospite simpatico e attivo, ma sempre uguale a se stesso, non risultando infine "chi" speravate. In effetti, distinguerli non è poi così difficile, basta osservare attentamente l'addome che nei nostri amici è più tondeggiante, mentre negli altri ha forma più allungata e con filiere più pronunciate.

Allevare una tarantola

"Alla faccia dei ragni giganti" allevare questa specie è un vero spasso. Il mantenimento non è complesso, sono molto voraci, non soffrono per gli sbalzi di temperatura, a meno di non decidere di nasconderli nel frigorifero, e mutano anche con tassi di umidità molto bassi all'esterno, rintanandosi nella parte più profonda della tana che ne trattiene sempre un po', insomma l'ospite perfetto.

Se anche doveste assentarvi per lunghi periodi di tempo, non c'è da preoccuparsi. Vivendo in zone riarse dal sole questi ragni non temono la sete, si limitano a "masticare" la terra umida del fondo della tana e questo sembra essere loro sufficiente. La cosa migliore in caso di assenza è bagnare prima di partire, con una lunga siringa la terra sul fondo. Se doveste star via per periodi lunghi, applicate una sonda per alimentazione liquida ad una grossa siringa, riempitela d'acqua e inseritela nel terreno fino in fondo, l'evaporazione rilascerà quanto serve. In questo caso pratico un foro con un ago rovente sulla siringa per aumentare il rilascio del liquido.

Anche l'alimentazione non da problemi. Non serve lasciare grilli perché sarebbero attaccati tutti nei primi giorni e non verrebbero interamente consumati. Solitamente utilizzo Zophobas (kaimani) allo stadio larvale e Tenebrio molitor (larve della farina) adulti. Per quanto riguarda i primi, la scelta dovrebbe ricadere su esemplari piccoli soprattutto in estate, altrimenti potrebbero interrarsi e iniziare il processo di metamorfosi. Consiglio l'utilizzo di queste specie perché gli Zophobas vagheranno incessantemente nel substrato finendo, alla fine, nella "tana del lupo". I secondi si nasconderanno riapparendo di tanto in tanto per nutrirsi, tutto ciò spingerà il nostro ragno a cacciare, non ne sopirà gli istinti predatori e gli farà superare le nostre assenze senza problemi.

Fin qui le rose e i fiori, ora passiamo alle (poche) spine.
Allevare questo ragno da adulto senza vederlo all'opera nella costruzione della tana sarebbe un vero peccato e poco "realistico".
Se avete un esemplare piccolo sarà sufficiente un recipiente basso di vetro, quelli per alimenti vanno benissimo, con un po' di pietre o pezzi di corteccia sotto i quali possa nascondersi. Gli adulti sono più problematici. Prima nota dolens: se il substrato non ha i giusti requisiti non si metteranno al lavoro e dovrete fornire voi dei ripari, quindi, poiché ci piace tenere i nostri amici nel migliore dei modi, "seguitemi".

La profondità del terreno non deve essere inferiore ai 20-25 cm, io personalmente mi trovo bene con 30 cm. Raccogliete della terra a grana fine, va benissimo quella che si accumula al fianco di sentieri con le piogge, aggiungete parecchi sassi di svariate dimensioni e mettete il tutto nel contenitore che avete scelto. Fatto questo bagnate completamente il composto e lasciatelo seccare. Ora bisogna renderlo stabile, ma non impenetrabile, va quindi scelto il tipo di piante da utilizzare. Personalmente uso l'erba da prato, cresce in fretta e sviluppa un diffuso apparato radicale. Dopo aver vaporizzato la superfice spargete i semi, non molti altrimenti le radici diverrebbero un groviglio impenetrabile, se volete indirizzare la costruzione della tana in un determinato punto infilate un tubo di plastica di adeguate dimensioni nel terreno e circondatelo di un buon numero di semi, quando lo estrarrete avrete ottenuto un'irresistibile "prima pietra" per il vostro amico. Quando l'erba è cresciuta potete tagliarla a filo del terreno, personalmente lascio intatta una metà di quella che circonda la tana per le solite esigenze di "realtà".

A questo punto potete introdurre il vostro amico nella sua nuova casa, sistematelo vicino ad una finestra su cui batta il sole, coprite la parte rivolta verso l'interno con un panno e lasciatelo tranquillo, presto comincerà a lavorare. In questo periodo è bene alimentarlo come in caso di nostra assenza, per evitare di disturbarlo.
Se non avete ancora provato ad allevare la "famigerata" tarantola cominciate, ne vale veramente la pena, con buona pace dei ragni esotici.

P.S. nota per il legislatore: se dovesse passarvi per la testa di inserire quest'aracnide tra le specie pericolose basandovi sui racconti dei "tarantolati" del sud, informatevi bene... non è lui il responsabile, ma una nanetta piccola e nera che ama restare vedova... siete curiosi? ...volete saperne di più? Abbiate pazienza, sarà per la prossima scheda!