Mugugno sulle leggi protezionistiche Italiane

Articolo di Fabrizio Li Vigni
(articolo del 10/2/2003)


Tanto per il gusto di iniziare bene quest’anno, desideravo lamentarmi di un fatto che forse è il più significativo per me e per la gran parte dei terrariofili italiani: la protezione dell’erpetofauna italiana tramite la Convenzione di Berna.
La legge vale in tutta Europa, ma solo noi italiani -da pigri- l’abbiamo utilizzata in un modo molto semplice e sbrigativo: proteggiamo tutti gli anfibi e rettili... solo sulla carta! Nessuno li deve uccidere (mi sta benissimo), né detenerli in cattività! Altri paesi più civili, quali Germania, Olanda, Belgio hanno saputo invece applicare questa convenzione in un modo non 'totalitario', molto più equilibrato, studiato ed adattato alla reale situazione del loro territorio. In poche parole? Beh, loro possono tenere in cattività e riprodurre quasi tutti i rettili e gli anfibi Europei e possono perfino venderli, con i dovuti documenti che provino la loro nascita in cattività.
Per noi, d’altra parte, tra poco sarà vietato perfino guardarli, i rettili!
In realtà da noi non esiste una legge statale ben definita, e le singole regioni hanno deciso di volta in volta (se hanno deciso) come proteggere la propria fauna.
Confesso che io stesso talvolta recupero qualche animaletto per tenerlo un po’ di tempo e poi liberarlo, ma con questo non faccio alcun danno! Detto ciò, penso che si dovrebbe fare veramente qualcosa, magari istituendo allevamenti legali di questi animali e poi tramite documenti, rendere possibile la loro distribuzione da parte dei negozianti e dei privati. E' inutile impedire l'allevamento delle nostre specie della fauna minore e poi non fare nulla per proteggerle davvero salvaguardandone l'ambiente, limitando l'uso di sostanze dannose e FONDAMENTALE promuovendone la conoscenza. Molto spesso, invece, si assiste a disboscamenti, bonifiche, cementificazione del territorio. Eccovi alcuni esempi:
  1. C’è il possibile caso di un parco ricchissimo di rettili e di anfibi a Roma, che potrebbe essere disboscato e bonificato letteralmente dal comune per costruirci poi sopra! Questo parco ha una parte adibita agli umani, ma per il resto è una splendida palude verde e boscosa ricca di anfibi quali addirittura la Salamandrina terdigitata e la Rana italica!
  2. Altrofatto, purtroppo già accaduto, si legge nell’articolo di Bruno sui Triturus cristatus: in Abruzzo un laghetto naturale è stato ripulito dalle "erbacce" e popolato da pesci e tartarughe palustri, peraltro non autoctoni, che hanno quasi cancellato le popolazioni di anfibi che ci vivevano in quel biotopo!
  3. Un ultimo fatto (ma in realtà ce ne sono a iosa) riguarda un posteggio di Palermo, proprio vicino casa mia, nelle cui aiuole prima c’erano un sacco di gongili (Chalcides ocellatus), ma che ora ne è privo quasi completamente in seguito ad un'opera di "pulizia" consistente, in occasione dell’evento di una corsa di Go-Kart. E’ ovvio che ci si poteva limitare solo a togliere i rifiuti e basta, non serviva dare fuoco alle lucertole e ai gongili che ci vivevano, poiché è questo il modo che è stato utilizzato per togliere l’erba!
Utile la Convenzione di Berna, vero??? Nel caso di Palermo, il comune non sapeva nemmeno che in quel posteggio vivevano delle specie protette e, diciamoci la verità, se l’avesse saputo sarebbe cambiato nulla! Non ci vorrebbe molto a recensire le aree urbane ospitanti animali protetti.. ma che scomodità! Magari poi si sarebbe costretti a rispettarle, o peggio ad applicare coerentemente le leggi protezionistiche!
Consiglio a parte per il comune di Palermo, e perquelli di MOOOLTE altre città italiane, sarebbe di mettere un po’ più di cestini per la spazzatura e far rispettare di più (tramite sanzioni più elevate e severe) la legge (se ce n’è una) di non buttare la spazzatura per terra!

Dopo questa mia "breve" introduzione, desidero trascrivervi la lettera di un ragazzo (un certo Andrea) che è stata pubblicata sul numero 11 di Novembre del 1993 della notissima rivista "Aquarium". So che il numero è vecchio, ma solo dopo averlo ripreso e trovando questa lettera, mi è venuto in mente di scrivere questo mugugno! Tra l’altro è una lettera che è stata scritta da un ragazzo, allora diciottenne, solo due anni dopo l’entrata in vigore della legge sulla protezione dei rettili e degli anfibi italiani, infatti, credo che questa super-contestata legge risalga al 1991.

Ecco la lettera con relativo titolo (ho messo in nero quello scritto dal redattore della rivista e in blu la lettera del ragazzo:
Rettili "Italiani": perché tacete?
(A cura di Marco Raldi)

Ci pone in imbarazzo Andrea, diciottenne romano, con l’hobby della terrariofilia.
In Italia esistono diverse specie di serpenti. La legge oggi li "protegge", ma da chi? Gli automobilisti continuano ad ammazzarne a centinaia, esibendosi spesso in pericolose sterzate pur di "far fuori" quella "immonda bestiaccia" che ha osato attraversare la strada; i contadini e gli escursionisti non si fanno scrupolo di lapidare o finire a bastonate qualsivoglia serpente capiti di trovarsi a tiro e persino gli addetti dell’Anas, quando puliscono dalle erbacce i bordi delle strade di loro competenza, non esitano a operare degli ‘ofidicidi’ in piena regola.
Tutti ‘colpevoli’, in teoria, ma nessuno si sognerebbe mai di dir loro nulla. Per non parlare delle migliaia di serpenti uccisi indirettamente dai veleni che gli agricoltori spargono senza risparmio nei campi coltivati, di quelli ammazzati o confinati in spazi angusti dalla crescente antropizzazione che non risparmia neppure ormai i luoghi un tempo più isolati. Potrei andare avanti all’infinito e magari far notare che il problema, oltre ai miei amati serpenti, riguarda altri rettili, come le tartarughe.
A fronte di questa situazione, in Italia si continua a colpevolizzare chi, come me, i serpenti li raccoglie amorevolmente, li alleva nelle migliori condizioni, li nutre e li cura e spesso li riproduce. Di fronte alle minacce di denuncia di un mio (ex) amico, attivo e fanatico ambientalista, sono stato costretto recentemente a liberare la mia coppia di biacchi, in cattività da tre anni e ormai prossima alla riproduzione. ‘Così -mi ha detto- sono finalmente liberi.’ Già, liberi di farsi ammazzare dal primo che li incontrerà per strada! A meno che non siano così fortunati da non incontrare mai più un uomo o almeno da incontrarne uno animato dalla mia stessa passione che sicuramente non farà mai del male a un animale, serpente o altro che sia.
Il rispetto per la natura nasce dalla conoscenza, e non possiamo aspettarci grandi cose dal futuro se continuerà a prevalere in questo Paese la logica di ecologisti da salotto che vogliono mummificare quel che resta della natura in Italia a volte senza neanche rendersi conto della realtà delle cose.
I rettili italiani vengono uccisi per i più svariati motivi, ma sono in gran parte protetti e non si possono più allevare in cattività, in base a questa o quella legge, mondiale, nazionale o regionale. Non è giusto, o almeno occorrerebbe fare dei distinguo. Voi di "aquarium", gli unici che potete essere sensibili al nostro grido di dolore, non parlate più dei rettili italiani, forse per non sfidare le ire degli animalisti, che indiscutibilmente godono oggi di una grande e in parte immeritata popolarità. Ma vi sembra davvero giusto tacere?

Già. E’ giusto o no? Vogliamo provare a discuterne insieme? Aspetto di essere sommerso dai vostri interventi.


Non ho escluso l’ultima parte della lettera e neppure l’ultimo intervento del redattore, per sottolineare quanto si è fatto da allora fino ad oggi: cioè NIENTE!!! E non è certo solo colpa della rivista Aquarium, ma oggi, dato che le associazioni, le riviste e gli appassionati in genere, sono talmente tanti, dovrebbe essere molto più facile intervenire e cercare di cambiare veramente qualcosa. Io di certo, avendo 14 anni, ed essendo un semplice appassionato di rettili e di anfibi, non posso fare nulla oltre che pubblicare quel che penso su questo sito tramite il mugugnone (cosa che, comunque, è già importante). Sicuramente, però, mi potrei aggregare a raccolte di firme o qualsivoglia altra iniziativa che in fin dei conti valga qualcosa per riuscire a dare un vero cambiamento all’approccio italiano sulla protezione della fauna minore.
La rivista Reptilia ha messo recentemente in circolo dei tagliandi con cui aderire ad un movimento per la modifica della legge del ’96, fatta per vietare la detenzione degli 'animali pericolosi', tra i quali tutti i serpenti velenosi, alcune tartarughe e i coccodrilli, oltre che mammiferi quali i leoni o cose simili. Mi piacerebbe davvero che la stessa rivista promuovesse qualcosa di simile anche riguardo l'attuazione della Convenzione di Berna. Perché le tante associazioni acquariologiche ed erpetologiche italiane, non fanno qualcosa pure loro, dannazione??? Io sarei d’accordo con loro e indubbiamente li sosterrei, come detto prima, in raccolte di firme, manifestazioni, lettere e lamenti nei confronti degli organi competenti. E voi??? Facciamoci sentire, miseriaccia!!!


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