Reportage dal rettilario del Bioparco di Roma

Articolo e foto di Leonardo Ancillotto
(articolo del 18/9/2002)


Sono rimasto a Roma qualche giorno durante l’infuocato Agosto e non ho perso l’occasione per visitare, con due miei cugini, il Bioparco (ex zoo).

Ovviamente in questa sede non riporterò la gran quantità di animali presenti nel parco, bensì vi parlerò esclusivamente dell’erpetofauna ospitata nel Rettilario, struttura interna del Bioparco che accoglie una discreta varietà di rettili e anfibi. L’unica eccezione è costituita da un trio di testuggini giganti delle Seychelles, ospitato in un grande recinto all’aperto dotato di una costruzione che funge da riparo notturno. Davvero impressionanti le dimensioni di questi cheloni: l’esemplare più grande aveva una lunghezza di almeno un metro e mezzo!
Gli altri rettili presenti al di fuori del rettilario sono le Trachemys scripta elegans, numerose in alcuni dei laghetti del Bioparco.

Entrati nel Rettilario subito, in ogni stagione, si sente la differenza di temperatura con l’esterno. Infatti questa struttura è perennemente riscaldata, e per ogni animale è raggiunta la temperatura ottimale. Al centro della struttura c’è un’enorme ambiente, visibile solo dall’alto, con varie specie di coccodrilli e caimani. Intorno a questa vasca comincia il mio percorso all’interno del rettilario. Nella prima vasca, lunga non meno di 5 metri e larga circa 3, è ospitato un gruppetto di splendidi Hydrosaurus pustulatus adulti che placidamente si drappeggiano sui tronchi. La vasca è dotata, oltre che di molti tronchi e piante vere, di un vero e proprio stagno con tanto di cascatella!
Nella vasca affianco fa bella mostra di sé un enorme 'Blood pyton' (Python curtus) dall’affascinante colorazione.
Ancora oltre ci sono altri due grossi terracquari. Il primo ospita delle tartarughe acquatiche come Graptemys pseudogeographica, Cuora amboinensis e uno spettacolare esemplare di Mata-mata perfettamente immobile sul fondo.
Il secondo terracquario è molto grande, come quello degli Hydrosaurus, e ospita tre serpenti giganti degni di questo nome: due bellissimi Boa constrictor (uno della rara sottospecie B. c. occidentalis) e un’ inquietante, ma estremamente bella, anaconda gialla.
Dopo queste teche acquatiche segue una carrellata di terrari deserticoli molto interessanti. Nelle prime teche sfilano degli splendidi Uromastix acanthinurus, resi estremamente attivi dalla temperatura altissima delle 11:30 della mattina (è addirittura stato difficile far loro delle fotografie decenti!). In un’altra, molto spaziosa e arredata in modo spartano, vivono tre gigantesche Geochelone sulcata, dai carapaci davvero impressionanti.
Un terrario deserticolo davvero grande (5X3m) è devastato dall’attività di scavo di un rettile che non si fa vedere, ma basta poco che da dietro a un masso esce un bell’esemplare di Cyclura cornuta, l’iguana rinoceronte, lungo non meno di un paio di metri.
Nell’ultima teca deserticola vivono tre specie di sauri completamente diverse (forse è per questo che riuscivano a convivere così bene?): una grassissima Tiliqua scincoides, una 'tiliqua pigna' (Trachidosaurus rugosus) ed un trio di Pogona vitticeps, tutti e cinque di dimensioni ampiamente sopra la media!

Altri terrari ospitavano varie specie e, in tutti, erano ricostruiti piuttosto fedelmente gli habitat dei loro abitanti squamati. Teche strapiene di piante vive e umidità alta (con tanto di cascate) per una coppia di Basiliscus plumifrons, varie specie di Phelsuma (madagascariensis, laticauda, ornata), gechi Tokai, delle Dendrobates tinctorius e un folto gruppo di Litoria infranfrenata.
Nella parte acquatica della teca delle Litoria nuotavano decine e decine di girini delle suddette, a vari stadi di sviluppo!
A conclusione del mio percorso ho incontrato due enormi teche con rispettivamente un esemplare di varano nilotico e varano fasciato, anch’essi davvero di dimensioni impressionanti.

Altri rettili presenti in teche secondarie erano: Chamaeleo calyptratus, varie specie di testuggini (tra cui la rara testuggine 'frittella' Malacochersus tornieri), gechi leopardini, pitoni reali, pitoni di Seba e rane pomodoro (Discophus guineti).
Da ricordare anche la discreta presenza di rettili sotto la convenzione di Berna: Lacerta lepida (bellissimaaaaa!!!), Emys orbicularis, Chamaeleo chamaeleon, Elaphe quatuorlineata (cervone), Vipera aspis (che si stavano corteggiando!), Testudo hermanni, Natrix e pochi altri.

Molte persone sono contrarie agli zoo ed ai rettilari; io, che sicuramente non sono favorevole all’apertura di NUOVE strutture zoologiche, credo fermamente che quelle tuttora presenti vadano sfruttate per fini protezionistici, come la riproduzione in cattività di specie rare o in diminuzione, e in questo lo stesso bioparco di Roma mi sembra si stia dando molto da fare.
Non è vero che i rettili nelle teche soffrano. Lo dimostra il fatto che nel rettilario del bioparco molti di loro si riproducono regolarmente (Python regius è alla seconda generazione in cattività, Litoria, Vipera aspis, Hydrosaurus, Testudo hermanni ecc...).

Molto interessante è un accorgimento del rettilario usato per tutelare la salute dei suoi ospiti a sangue freddo: le teche sono studiate in modo che per qualche ora al giorno ogni ambiente possa godere dei raggi solari DIRETTI!
Utilissimi sono anche i pannelli illustrativi sparsi per la struttura, che espongono molte curiosità sul mondo dei rettili, sulla loro biologia e sul loro declino in natura.
Inoltre ogni terrario era fornito di una scheda che trattava del rettile presente nella teca, con la sua distribuzione, le abitudini e lo status della popolazione.
Insomma, posso dire senza remore che il rettilario del bioparco di Roma è un posto da visitare e, soprattutto, un esempio di seguire.

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