Amici insoliti
Il vademecum per gli appassionati di creature insolite
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Chamaeleon calyptratus
camaleonte dello Yemen

Gigio a novembre 2001Yoyò a novembre 2001

Veniamo ai miei amici insoliti (ma sono davvero insoliti?). Il Chamaeleon calyptratus infatti, da animale rarissimo e costosissimo che era, si è trasformato, in pochi anni, nel più diffuso e a buon mercato di tutti i camaleonti! Il suo pregio è infatti quello di resistere a tutti gli strapazzi e produrre palate di uova. Io avevo giurato che non avrei mai allevato camaleonti ed eccomi qua a descrivervi le meraviglie di questi gioielli!

Antefatto, ovvero imparate dai miei errori!

Come forse avrete letto nel mio reportage sul reptilia day di Milano (10/11/2001) ho deciso di comprare una coppia di baby calyptratus senza premeditazione, e, ancor peggio, senza aver prima preparato una teca o raccolto notizie a loro riguardo. Eppure ne ho di anni alle spalle! Ho così fatto una serie di errori che avrei potuto evitare e che, spero, renderanno voi più previdenti.

Alla fine di questa carrellata capirete perchè, nei giorni seguenti all'acquisto, mi ero pentito amaramente della mia decisione! Devo dirvi che, a distanza di quattro mesi, tutto andò a gonfie vele, le dimensioni di Gigio e Yoyò (nome dato alla femmina per la posizione della sua coda a riposo) erano più che raddoppiate ed io ero finalmente soddisfatto, quindi non perdetevi d'animo alla prima difficoltà.

Descrizione

Il C. calyptratus presenta due sottospecie C.c.calyptratus e C.c.calcarifer, il primo, diffuso nella zona sud del territorio dello Yemen, è quello generalmente in commercio e raggiunge maggiori dimensioni (maschio 50 cm, femmina 35 cm). Il secondo, con casco e dimensioni meno sviluppate, occupa il territorio più a nord, nei pressi dell'Arabia Saudita, caratterizzato da climi più secchi.

sperone del maschio zampa posteriore della femmina

Nei neonati i due sessi hanno forma e colore identici, tuttavia si può individuare facilmente una futura coppia grazie allo sperone presente sulla zampa posteriore dei maschi (vedi foto).
La colorazione base degli esemplari immaturi è generalmente verde con una striscia chiara giallastra che parte dalle ascelle e raggiunge la prima metà del corpo, la caliptra si sviluppa nel tempo ed è comunque più alta e piatta nei maschi: i neonati ne sono sprovvisti completamente. A seconda dell'umore il colore può virare verso toni bruni più o meno maculati. Nei miei esemplari è la femmina a mutare di più il colore, il maschio tende a esibire sempre tinte più verdi e brillanti.

Nel maschio adulto si osserva la comparsa di bande verticali arancio/marron/giallastre e sottili fasce nere che "spezzano" la colorazione verde ed una puntinatura azzurra su alcune squame. La vita massima è di 4-5 anni per il maschio e di 3-4 per la femmina. A questo proposito le femmine depongono le uova indipendentemente dall'essere fecondate tuttavia la produzione di uova fertili sembra ne accorci la vita. Le ripetute deposizioni, con numerose uova, che le femmine mettono in atto più volte l'anno sono un 'artefatto' legato alla vita in cattività, in natura infatti la covata è una sola all'anno e legata alla stagione propizia. Così la vita di una femmina viene spesso conteggiata non in anni, ma per il numero delle covate già deposte: una femmina che superi vitale la quinta covata è più l'eccezione che la regola.

il primo terrario: clicca per ingrandire il nuovo allestimento: clicca per ingrandire

Terrario

Il terrario iniziale era una vasca in cristallo opalina da 5mm (ma con vetro frontale trasparente) di 50x30x30 cm. Al posto del coperchio ho preparato una cornice in legno con rete a maglie fini per garantire una buona areazione. Una volta constatato che la femmina non gradiva affatto compagnia ho diviso in due la teca con un pannello di plexiglass bianco; però sono stato costretto a sdoppiare l'illuminazione con la risultante catastrofe appena riportatata. Il terrario aveva uno strato di argilla espansa e terriccio sul fondo ed era piantumato con alcuni pothos e decorato con rami e radici. Sulla parete di fondo ho attaccato una lastra di sughero per dare un tocco di naturalezza. Il termometro indicava una temperatura diurna di 27-28°C garantita da due lampadine ad incandescenza da 25 watt. Nessun UV quindi.

Dopo circa tre mesi (8/2/2002) ho trasferito gli animali nel nuovo terrario autocostruito. La teca è stata divisa in due con una lastra di polistirolo e le piante messe a dimora in un vaso. L'arredamento è stato sostituito con canne che sono più leggere e particolarmente gradite ai camaleonti in genere. Sul fondo ho messo ancora della terra asciutta (il terrario è in legno). L'illuminazione era garantita da due tubi fluorescenti da 18 watt. A colpo d'occhio questo terrario era un po' più spartano, ma i camaleonti hanno dimostrato di gradire moltissimo le canne (posizionate secondo le diagonali). Provando a mettere di nuovo i grillini in una ciotola questa volta sono stati accettati subito. Mi rendo conto che questa come dimora definitiva era un po' stretta, ma sarebbe bastata almeno per qualche altro mese.

Gigio a spasso

A proposito di arredamento ho notato una cosa interessante: i camaleonti conoscono alla perfezione il loro territorio e sono abitudinari. Prima di tutto hanno un rifugio preferito in cui vanno a riparare ogni volta che si sentono minacciati (di solito nel punto più fittamente popolato di piante). Inoltre, ogni volta che ho inserito un nuovo ramo nella loro teca, hanno continuato per giorni ad usare solo i vecchi, anche a costo di fare un giro più lungo per raggiungere un punto del terrario. La loro diffidenza nei confronti di ogni novità è un chiaro indice di quanto possiamo stressarli con particolari a noi insignificanti.

Consiglio quindi, a chi avesse subito a disposizione lo spazio necessario, di dedicare loro un terrario che abbia come dimensioni indicative una base di 80x50 cm ed un'altezza di almeno 120 cm, in questo modo potrete evitare di fare come me, e mettere direttamente il vostro piccolo nella sua dimora definitiva, evitandogli dell'inutile stress (anche se all'inizio non sarà facile scoprire dove si nasconde). La temperatura ottimale per la loro stabulazione è di 27-30°C diurni (con gradienti interni al terrario che permettano all'animale di stare al caldo o al fresco a seconda dei suoi gusti) e di 20°C notturni (anche se in natura le temperature notturne sono assai più fredde per sei mesi l'anno).

Yoyò: a me gli occhi

Un'altra possibilità d'alloggio per il vostro camaleonte (che, se non fosse per mia moglie, vorrei provare anch'io) è quella di dedicargli una pianta tutta sua (tipicamente un Ficus beniamina, ma anche i papiri offrono un ottima soluzione): mettendo il vaso in un portavaso dalle pareti alte e lisce potrete evitare la fuga del rettile che, per sua abitudine, non lascia mai la presa di tutte e quattro le zampe, per cui non coprirà mai con un salto la distanza che lo separa dal pavimento come farebbe qualsiasi altro sauro.

Una simile sistemazione offre al camaleonte condizioni ottimali di ventilazione ed a voi risparmia la costruzione/acquisto di un nuovo terrario. In queste condizioni dovrete tuttavia posizionare sopra alla pianta uno spot che fornisca un "punto caldo" sotto cui il rettile possa scaldarsi. Dovrete inoltre legare alla pianta una vaschetta a prova di fuga ove posizionare il cibo (se no in breve la vostra casa risuonerà del canto dei grilli). L'acqua dovrà necessariamente essere fornita con un sistema goccia a goccia, ovvero potrete dissetare il vostro camaleonte direttamente con il contagocce (si abituano piuttosto in fretta) onde evitare che le frequenti nebulizzazioni vi rovinino il pavimento.

Una simile sistemazione si presta ottimamente anche per tenere all'aperto il vostro esemplare. I camaleonti infatti godono di indubbi benefici se tenuti "fuori" per la maggior parte dell'anno. Indicativamente infatti possono essere stabulati in queste condizioni da marzo a ottobre (evitando solo le temperature invernali con minime sotto i 10°C). La vita all'aria aperta, oltre a qualche preda extra ed ai raggi benefici del sole, fornirà l'escursione termica che è tanto gradita dai nostri beniamini. Se poi avete il raro privilegio di possedere una serra avete tutte le carte in regola per dedicarvi alle specie più impegnative!

Yoyò a nanna

Umidità l'eterna diatriba

Se avete letto altre schede sul C. calyptratus (ve lo consiglio, è sempre meglio sentire diverse "campane"), avrete già scoperto che in materia v'è parecchia confusione: c'è chi afferma che il C. calyptratus vive in zone umide e chi in zone secche.
Per cercare di capirci qualcosa ho cominciato a bazzicare sui siti meteo e turistici alla ricerca del "clima dello Yemen". Il risultato della ricerca è risultato abbastanza confuso, ma mi ha permesso di formulare un'ipotesi: Lo Yemen del sud ha una sottile fascia costiera cui fa subito seguito una fascia montuosa molto ripida, quello del nord invece è pianeggiante. A causa delle brezze marine del mar rosso tutta la costa è esposta a correnti di aria umida che però si accumulano a sud a causa delle montagne che fanno da barriera, mentre a nord si disperdono all'interno.
Il primo risultato è che il clima costiero a sud è umidissimo mentre a nord è secco, da qui si può già desumere che le richieste delle due sottospecie di calyptratus sono ben diverse. Man mano che ci si sposta sui rilievi l'aria umida condensa per l'abbassarsi della temperatura e dà adito a piovaschi di breve durata, ma di forte intensità (se provate a spruzzare con acqua un C. calyptratus vedrete come scappa immediatamente a cercare un rifugio, che si tratti di una "memoria istintiva" della specie?), in queste zone la vegetazione è lussureggiante. Superata la zona piovosa l'umidità si è ormai esaurita ed il clima si fa rapidamente secco: tutto l'entroterra dello Yemen è decisamente arido. La temperatura diurna varia da un minimo di 24°C (gennaio) a massimi di 35°C estivi (ma al sole la t° può superare i 50°C!). La notte tuttavia le temperature scendono parecchio e nei mesi da ottobre a maggio fa decisamente freddo. La stagione delle piogge localizza nel periodo maggio-settembre e la riproduzione del C. calyptratus in natura avviene ad ottobre con schiusa dei piccoli a circa 6-7 mesi dopo (quindi proprio nel periodo delle piogge). Questo ci lascia supporre che i piccoli vengano alla luce, come ci si aspetterebbe, proprio nel momento più favorevole con abbondanza d'acqua e di prede. In cattività questi ritmi sono completamente perduti e si possono avere facilmente 4-5 deposizioni all'anno, questo fatto pregiudica senz'altro la salute delle nostre femmine e ci spiega la loro breve aspettativa di vita.

Riassumendo: C. calyptratus calyptratus si trova proprio nelle regioni costiere e nelle zone pluviali per cui affermare che necessita di un clima secco è senz'altro falso, resta il fatto che ciò è valido per la sottospecie C. calyptratus carcarifer. Comunque, grazie al clima "ballerino" in cui vive il C. calyptratus è a tutt'oggi l'unico camaleonte in grado di resistere a molti strapazzi (portalampada esclusi!).

In base alla mia esperienza posso assicurarvi che per tutto il periodo di permanenza nel primo terrario, caratterizzato da un'elevata umidità, i miei due esemplari hanno bevuto pochissimo (li spruzzavo tutti i giorni, ma li osservavo bere una goccia d'acqua si e no una volta alla settimana!), questo ci indica inevitabilmente che esemplari costantemente assetati non sono stabulati in condizioni corrette.

Yoyò febbraio 2002

Alimentazione.

Inizialmente è stata una fonte di problemi. Io allevo in proprio i miei grilli per cui li ho di tutte le taglie, eppure i tipici grillini di 5-6 mm usati da tutti venivano ignorati dai miei esemplari. Ho rischiato di perderli a causa dell'abitudinarietà alimentare che affligge tutti i camaleonti (vedi parte generale). Mi ha salvato in extremis un piccolo tarlo. Sì proprio quei mini coleotteri che forano i mobili! Un tarlo attratto dalla luce delle lampade si è posato sul vetro del terrario ed immediatamente Gigio gli ha lanciato più volte la lingua contro: allora ho capito dal colore e dalla taglia della preda che i miei due esemplari dovevano essersi sempre nutriti di drosofile.
Ho così prelevato dei grilli appena nati dalla scatola di schiusa (sono lunghi solo 1,8 mm!) ed ho provato a darli ai camaleonti, che li hanno divorati rapidamente. Risolto questo problema ho continuato a nutrire Gigio e Yoyò con grilli di taglia sempre crescente, adottando come criterio l'uso di insetti la cui lunghezza fosse uguale o inferiore alla distanza dei due occhi (da pupilla a pupilla). Come supplemento ho usato il solito Reptical cui sono affezionato per la ricchezza in calcio e l'equilibrato (cioè scarso) contenuto in vitamine. Uso il Reptical (che per inciso costa pochissimo e si trova senza problemi) spolverando gli insetti ad ogni pasto; non fatevi quindi predere da patemi alla ricerca di qualche preparato vitaminico venduto come miracoloso e a prezzi da incubo! Se volete fare una cosa davvero utile e a basso costo, che gioverà davvero ai vostri rettili ed anfibi, allevatevi da soli i vostri grilli con cibo variato e genuino, e noterete subito la differenza!

Dal rapido ed armonioso sviluppo corporeo dei miei esemplari (che continuavano ad avere taglie comparabili, anche se la femmina ha una lunghezza definitiva minore) desumo che questa dieta fosse completa, tuttavia per non abituarli ad un solo alimento ho integrato saltuariamente i pasti con qualche mosca (graditissima perchè molto mobile) e qualche larva della farina (che in realtà non è molto considerata). Per i primi tre mesi ho nutrito i miei esemplari quotidianamente e a sazietà, nell'ultimo mese sono passato a nutrirli a sazietà (il che significa circa 8 grilli a pasto, a testa), ma solo a giorni alterni. In questa fase di cescita non ho mai osservato l'assunzione di materiale vegetale eppure, oltre alle foglie del pothos, ho provato a più riprese a lasciare a disposizione pezzettini di banana e arancia, sempre ignorati. Forse la dieta vegetariana comincia più tardi, ovvero quando, in natura, i giovani di 4-5 mesi escono dal periodo delle piogge e comincia la carenza di cibo ed acqua. Le feci dei miei esemplari sono comunque risultate solide e scure con una parte bianca (l'acido urico, ovvero le loro urine in forma disidratata) indicando l'assenza di problemi intestinali e renali.

Gigio febbraio 2002

Carattere

Il C. calyptratus è decisamente un eremita e non è proprio possibile far convivere una coppia, anche se immatura. La mia femmina non ha mai sopportato la vista del maschio assumendo immediatamente una colorazione marrone scura, in sua presenza, e dandosi subito dopo alla fuga. Questo atteggiamento di panico viene assunto senza che il maschio esibisca alcun segnale intimidatorio o di corteggiamento. So che si può a far convivere i baby camaleonti per i primi tre mesi di vita, ma in questo caso si tratta sempre numerosi esemplari che nel numero perdono la possibilità di occupare un territorio mitigando quindi l'aggressività e la paura.

Quando un camaleonte viene messo in un nuovo terrario passa i giorni seguenti ad esplorarlo palmo a palmo iniziando dalle parti alte per poi giungere a controllare pure il terreno (su cui peraltro si avventura davvero raramente). In questo periodo, se il vostro terrario ha una falla, lui la troverà e lo scoprirete a spasso per casa. Poi, individuato un rifugio ed i camminamenti preferenziali, diverrà più abitudinario. I ritmi di vita sono simili a quelli che osserva in natura: sveglia all'accensione delle luci (alba), riscaldamento sotto una lampada, esplorazione del territorio e nutrizione, pennichella dalla tarda mattinata fino alla fine del pomeriggio (di solito presso il suo rifugio preferito), nuovo giro con eventuale cena ed infine nanna.

I momenti preferenziali per vaporizzare la teca sarebbero alba e/o tramonto (ovvero poco dopo l'accensione delle luci ed un'ora prima del loro spegnimento). Io, siccome di giorno sono al lavoro, nutrivo i miei esemplari la sera al rientro (verso le 19), non mi pare che questo abbia creato loro dei problemi, anzi sono sempre risultati disposti a farsi avanti per un buon bocconcino fuori orario anche durante il week-end!

Se la vostra presenza li spaventa, li vedrete riparare nel loro rifugio ogni volta che vi avvicinate al terrario. Questo atteggiamento è normale soprattutto con esemplari giovani e di recente acquisto, col tempo si fa amicizia e si stabilisce una sorta di patto di "non aggressione" del tipo ignorami che io ti ignoro. Infondo è questo tutto quello che vogliono davvero: restare inosservati; a che servirebbe se no tutta la loro abilità mimetica? Dovrete quindi evitare di maneggiarli e tirarli fuori dal loro terrario: per loro è uno stress notevole e ve lo manifesteranno gonfiandosi, mutando colore, spalancando la bocca e soffiando (se questo non bastasse come deterrente, sono pure disposti a mordervi!).

Direi che questo per il momento è tutto (per soli quattro mesi di allevamento il materiale raccolto non è comunque poco), aggiornerò progressivamente questa scheda man mano che avrò delle nuove osservazioni. Come sempre aspetto il vostro contributo con notizie su questa o altre specie di camaleonte.

Aggiornamento del 6 Ottobre 2002: uova!

In effetti col titolo che ho usato ho rovinato tutta le suspance. Beh, prima di arrivare alla tanto sospirata deposizione intendo annoiarvi ancora un po' con qualche osservazione supplementare.

Yoyo a 7 mesi dall'acquisto Gigio a 8 mesi dall'acquisto

Come potete notare dalle nuove fotografie la fisionomia del maschio è cambiata parecchio, infatti verso gli inizi d'aprile hanno fatto la loro comparsa le prime bande di colorazione verticale e contemporaneamente la caliptra ha cominciato a crescere, lenta, ma inesorabile. Per Yoyo non posso dire lo stesso: la sua colorazione è rimasta invariata fino all'accoppiamento, semmai ho potuto verificare un rallentamento della crescita, mentre il consorte continua ad allungarsi a vista d'occhio. La maturazione è stata accompagnata da una crescente ingestione di materiale vegetale, soprattutto da parte della femmina: i poveri pothos hanno le foglie a zig zag ed il Ficus benjamina è ridotto a pochi rami spogli! Nonostante ciò la richiesta d'acqua dei miei 'cama' continua ad essere scarsa inducendomi a credere che i vegetali costituiscano una vera integrazione della dieta.

insieme senza paura!

Il primo accoppiamento

Per puro caso, a fine maggio, avevo notato che la femmina si era 'arrotondata' e che si manteneva stranamente sempre immobile su di un ramo all'ombra: non ho osservato la colorazione a macchie turchesi segno di ricettività, descritta in letteratura, anche perchè i miei due esemplari non erano in contatto visivo, tuttavia erano presenti alcune macchie marroni prima assenti. Comunque per una volta il mio sesto senso ha visto giusto e la sera del 31/5/2002 ho eliminato parte del separatore in polistirolo lasciando una fessura stretta, ma sufficiente a permettere il passaggio del maschio. Il giorno dopo, tornando dal lavoro, ho capito che qualcosa era successo infatti la femmina (!) era passata nella sezione del maschio ed i due stavano insieme senza alcun segno di aggressività o timidezza. Provando a somministrare dei grilli solo la femmina si è mostrata interessata ad uno spuntino extra, Gigio era già sazio... d'amore?
L'idillio si è comunque concluso presto, infatti la femmina, che presentava inizialmente delle macchie marrone scuro poco visibili, le ha in breve convertite nel ben noto 'giallo canarino' della avvenuta fecondazione. Il risultato è che ognuno ha preferito tornare alla sua vita eremitica.

colorazione da gestante

Gestazione

Si sa che questo è il periodo più delicato della vita di un camaleonte femmina e due scuole di pensiero suggeriscono di affrontarlo con approcci antitetici. Nutrizione a volontà o digiuno? Per gli altri sauri la prima opzione sarebbe anche l'unica, ma nel caso dei camaleonti l'estrema numerosità della covata ha indotto molti allevatori ad applicare la seconda ipotesi. Infatti la morte di una femmina avviene quasi invariabilmente poco dopo la deposizione ovvero per ritenzione delle uova. Una nutrizione oculata fa sì che il numero e la taglia delle uova prodotte sia inferiore, permettendo alla femmina ad espellerle senza eccessiva fatica. Poichè sapevo che la gestazione nel C. calyptratus dura circa un mese (nel mio caso è stata di 4 settimane scarse), ho deciso di nutrire la mia femmina continuando con la normale routine dandole cibo a giorni alterni per le prime tre settimane, e di indulgere in una nutrizione quotidiana solo nell'ultimo periodo tanto per irrobustirla prima del grande evento (come leggerete fra poco il mio progetto non teneva conto di tutto...).
Un fattore da non sottovalutare a partire dalla seconda settimana di gestazione è invece l'improvvisa richiesta di acqua abbondante, Yoyo si è di punto in bianco trasformata in una specie di cammello, bevendo avidamente tutti i giorni. In questa fase ho usato un contagocce dissetandola manualmente con una miscela di acqua e gatorade (3:1), in media ha ingerito 1 ml di bevanda al giorno.

...trovate!!!

Deposizione

Ad una settimana esatta dal termine della gravidanza noto che la femmina, durante la mia assenza quotidiana, aveva scavato una sorta di tana-cratere nel vaso del terrario tanto da finire per sbucare nella sezione del maschio (il vaso è unico), che appariva visibilmente agitato (la colorazione giallo canarino su fondo scuro si era riaccesa prontamente per tenerlo a bada). Come sempre mi accade in questi casi, tre giorni dopo sarei dovuto partire per una missione di lavoro mancando da casa per altri quattro giorni... non avrei potuto quindi 'aiutare' Yoyo nella fase più delicata della sua vita!

Seccatissimo e seriamente preoccupato decido di giocarmi il tutto per tutto ed allestisco a tempo di record un terrario da deposizione (50 lu x 40 la x 80cm al) riempiendolo per metà di terriccio da giardinaggio (torba e argilla) umido al punto giusto e ben pressato. Aggiungo pochi rami ed una pianta finta che crei un po' di 'privacy', poi afferro e trasferisco la recalcitrante e rotondissima camaleontina che mi minaccia con tutto il repertorio di colori e sibili di cui è capace.

Come dicevo nella sezione precedente, per l'ultima settimana di gestazione avevo previsto un rinforzo della dieta, mentre Yoyo autonomamente aveva deciso di cominciare con pasti ancor più frugali, infatti spesso ha del tutto ignorato le prede preferendo dedicarsi agli scavi. Queste operazioni da vero minatore non hanno nulla a che vedere con quanto mi era capitato di osservare con altri sauri o tartarughe che si accontentano di fare una modesta buchetta. I camaleonti scavano delle vere e proprie tane fatte a L capovolta con un ingresso profondo almeno 30-40 cm ed una galleria che, spazio permettendo, supererebbe sicuramente i 50 cm., terminando in una piccola camera da deposizione. Fornire lo spazio necessario é una condizione necessaria per evitare la ritenzione delle uova che la femmina opera se non è soddisfatta della tana scavata. Non si può biasimarla: dopo la fatica che ha fatto per produrle vuole essere sicura di sistemarle in condizioni ottimali di incubazione. Quanto alla profondità notevole ho pensato che in questo modo le uova evitino sbalzi di temperatura ed umidità; certo che i mini camaleonti neonati, oltre al famoso dente dell'uovo, dovrebbero essere muniti di un piccolo badile!!!

a moneta è da un centesimo... sono proprio piccole!

Le uova

Al mio ritorno scovo Yoyo smagrita e con la pelle del ventre visibilmente 'raggrinzita' per la mancanza di contenuto. La deposizione era quindi avvenuta e lei era ancora viva! Dopo averla riportata nella sua parte di terrario ed averla nutrita a sazietà con grilli e kaimani decido di provare ad individuare le uova in quel mare di terra smossa. Credevo di essere stato 'furbo' nel pressare il terriccio: oltre ad evitare crolli, la zona smossa dallo scavo sarebbe stata evidente ed io avrei trovato le uova senza problemi... avevo fatto male i miei calcoli! La camaleontina aveva creato un vero dedalo sotterraneo con almeno tre entrate.
Per non fare danni a causa della fretta ho deciso di pazientare fino al week-end successivo, così il sabato mattina, mi sono armato di santa pazienza, una paletta ed un sacco in cui trasferire il terriccio. Ho impiegato 35 minuti prima di trovarle! Erano state deposte in un grosso 'grappolo' alla massima profondità e quasi contro il vetro frontale. Ho quindi preparato una vaschetta da gelato piena per metà di vermiculite umida ed ho trasferito le uova, ad una ad una, cercando di mantenerle nella posizione originale... o quasi (alcune erano messe verticali e le ho coricate).

Credo che la femmina pressi bene il terriccio della camera da deposizione infatti le uova erano tutt'uno con il substrato, mentre la galleria che conduceva ad esse era stata riempita di terriccio desisamente 'leggero'. Non so se questo corrisponda ad un comportamento naturale, ma la parte discendente della galleria non era stata riempita, che funzioni da 'via di fuga' per i futuri nati?
Dimenticavo, essendo periodo estivo ho rinunciato ad ogni incubatore essendo più che sufficiente la temperatura dell'aria, in quei giorni la temperatura di casa era ancora sui 25°C diurni e 23 notturni, ma in seguito avrei cercato di mantenere la temperatura delle uova intorno ai 27°C insendo la scatola con le uova nel terrario degli adulti.

nota la fronte scura di Gigio

Il secondo accoppiamento

Dal momento che Yoyo aveva deposto ho continuato a nutrirla regolarmente e, a dire il vero, ho avuto l'impressione che si stesse preparando ad una nuova gestazione già verso la metà di Luglio, tuttavia non si è mai lasciata avvicinare dal maschio. Con Agosto è cominciato il sospirato periodo di ferie ed i miei camaleonti sono stati costretti al digiuno: approfittando della loro propensione al cibo vegetale ho infatti lasciato a disposizione un bel cespo di insalata a bagno in un vaso tornando una volta alla settimana a Genova (che ferie!) per somministrare insetti a sazietà a tutti i miei 'amici insoliti'. Inutile dirvi che l'insalata è stata consumata quasi interamente, tuttavia la femmina si è snellita 'rimandando' i suoi piani riproduttivi.

Col ritorno dalle ferie Yoyo ha ricominciato a nutrirsi abbondantemente (lo ammetto, forse ho un po' esagerato con le dosi, ma mi dispiaceva per il digiuno precedente). Fatto sta che il 22 settembre sera, noto nuovamente il tipico comportamento osservato la prima volta, con la camaleontina immobile all'ombra e decorata da alcune macchie marroni (le stesse che in una femmina pregna divengono gialle), prendo allora il maschio (arrabbiatissimo) e lo trasferisco negli alloggi della consorte... non accade nulla, anche se la femmina mostra tutta la sua disponibilità avvicinandosi a pochi centimetri dal consorte!
Dopo due ore di immobilità decido di fare viceversa e sposto ambedue nella sezione del maschio. Non ho fatto in tempo a posarli che il maschio si è immediatamente lanciato sulla femmina iniziando l'accoppiamento. In serata ho assistito a due copule, ignoro quante ne siano seguite il giorno successivo, comunque stavolta li ho immortalati: come potete vedere il maschio ha assunto una colorazione nera sul capo, trattiene la femmina con le zampe anteriori e -nella foto non si può notare- massaggia la base della coda di Yoyo in corrispondenza della cloaca utilizzando lo sperone delle zampe posteriori (ecco a che diavolo serve!!!).
Il giorno seguente, al mio ritorno dal lavoro, ogni esemplare era tornato spontaneamente nel suo scomparto (avevo infatti riaperto la 'finestrella' di polistirolo). Il resto segue quanto detto sopra e ho 'atteso' le uova per la metà di ottobre.

Yoyò all'attacco!

Alcune osservazioni

In attesa di possibili sviluppi con le uova (ma dovremo aspettare parecchi mesi d'incubazione) vi 'passo' ancora qualche osservazione sui miei esemplari.
La prima cosa interessante è il barlume di intelligenza che ha 'folgorato' Gigio, infatti, una volta scoperto che dall'altra parte del polistirolo si trovava una gentil donzella, ha deciso di usare tutte le sue energie per aprirsi un varco anche se lei non era più in vista. Il risultato è che il suo lato del terrario si è riempito di frammenti di polistirolo e lui si è messo a spiare la sua bella da una piccola finestra che si è ricavato. Non so bene quale soddisfazione provasse visto che lei, anche quando era priva di uova, continuava a mostrargli la colorazione intimidatoria a macchie (ammetto che non sono più così brillanti se fuori gestazione, ma giuro che si fa rispettare lo stesso!).

Con i calori estivi ho sostituito i vetri del terrario con della rete metallica da voliera (quadratini di 1 cm verniciati di verde), Gigio ha gradito incredibilmente la cosa stazionando spesso sulla rete. Ho l'impressione che gli fosse congeniale soprattutto perchè gli consentiva di far facilmente presa anche con la zampina infortunata, così da fargli sentire meno il suo handicap.
Con l'età adulta i caratteri dei miei camaleonti si sono definiti in maniera chiara: il maschio è diventato curioso e sicuro di sé tanto da avventurarsi prontamente fuori del terrario ogni volta che aprivo la griglia frontale; inoltre, almeno per l'estate, si è fatto meno vorace accontentandosi di 3-4 grilli o kaimani a pasto. La femmina, oltre a mantenere una taglia più ridotta, ha accentuato la sua timidezza, preferendo rifugiarsi in zone di penombra, tra le piante nella parte posteriore della teca, ogni volta che mi fermavo ad osservarla... salvo saltar fuori alla vista di una preda. In compenso era divenuta costantemente famelica, anche se, a questo punto, decisi di darle le stesse razioni del consorte, per evitare che l'abbondanza di cibo causasse gestazioni continue minandole la salute.

Stavo per chiudere l'aggiornamento dimenticando la notizia più importante: le uova della prima covata sono 37 (potete contarle nella foto, la monetina di riferimeto è da un centesimo) e, a tre mesi dalla deposizione, stavano ancora tutte bene! Che la sfortuna si fosse dimenticata di me per una volta?
Al prossimo aggiornamento!

24/12/2002: Finalmente i piccoli

minicama di pochi giorni

In perfetto accordo alla mia totale incapacità di creare della suspence, ho già anticipato il "succo" anche di questo aggiornamento. Ebbene sì sono finalmente riuscito a vedere nascere dei piccoli! In seguito alla prima covata Yoyo mi ha regalato altre 54 uova ed ora sto cercando (inutilmente) di tenere a bada il suo elevato potenziale riproduttivo (proprio in questi giorni è riuscita a sgattaiolare nuovamente nello scomparto del maschio strisciando dietro il vaso e credo si sia accoppiata, infatti si è rivestita della sua livrea canarino!). Per il momento tuttavia lasciamo perdere gli adulti e parliamo dei nuovi protagonisti.

ecco come appare 24 ore prima della effettiva schiusa

Tempi e momenti

Da tempo che mi riesce difficile credere che le cose capitino per caso: quest'anno ho trovato i piccoli di Riopa proprio il giorno del mio compleanno ed ora, giunto alle sospirate ferie natalizie, noto, proprio alla vigilia, che alcune uova di camaleonte erano divenute scure... e non si trattava di marcescenza. A poche ore da questa osservazione, infatti, un ovetto è collassato rivelando la testolina del mio primo baby camaleonte! Wow che regalo di Natale!

Inutile dirvi che la nascita è giunta inaspettata, calcolando i canonici 7-8 mesi non mi aspettavo nulla prima di febbraio. Le uova sono state incubate negli ultimi mesi utilizzando un terrario-incubatrice, questa sistemazione garantiva con estrema stabilità i 27-28°C di giorno e 22-23°C di notte. Evidentemente queste temperature sono le migliori per accorciare i tempi di schiusa.

il primo 'sfigatissimo' piccolo!

Modalità di schiusa

Da perfetto ignorante il 25/12 notando che non solo il piccolo non era sgusciato dall'uovo, ma che vi era rientrato completamente ho temuto il peggio. Così, dandolo per spacciato, ho prelevato l'ovetto avvizzito ed ho spremuto delicatamente il suo contenuto sul palmo della mano: il malcapitato camaleontino era completamente acciambellato su se stesso ed immobile, pensandolo morto ho deciso di documentare comunque l'evento con una foto e, per eliminare la vermiculite che lo copriva, l'ho sciacquato sotto il rubinetto! La reazione è stata inequivocabilmente quella di un animale vivo e per nulla contento: infatti il micro-cama si è immediatamente rizzato sulle zampe annaspando! Poverino... ancora attaccato ad un vistoso sacco vitellino ed incapace di coordinare i movimenti si agitava terrorizzato all'idea di affogare. Una volta postolo in pace in una piccola scatola si è riacciambellato ed ha cominciato a muoversi, con l'improvvisa capacità di coordinare bene i movimenti, solo dopo molte ore.

colorazione tipica alla schiusa

Da quanto osservato una piccola lezione: i baby di questo camaleonte bucano l'uovo minimo 24 ore prima di sgusciarne anzi i più, dopo aver tenuto fuori la testolina per un po', la ritirano dentro il guscio. La vera schiusa avviene quando il sacco vitellino è stato riassorbito completamente ed il camaleonte ha acquisito la capacità di effettuare movimenti volontari ben coordinati (incredibile che progressi faccia in poche ore!).
Come potete verificare dalla foto qui a fianco alla nascita tutti i piccoli C. calyptratus mostrano una caratteristica colorazione molto contrastata, sarebbe magnifica se la mantenessero! Dopo un paio d'ore comunque il colore diviene quello usuale ed uniforme dei giovani di questa specie. Ho interpretato questo colore di transizione come un adattamento per la fase in cui i piccoli, in natura, si troverebbero ancora a scavare sottoterra: una volta affiorati in superficie sarebbero infatti notati troppo facilmente dai predatori se colorati uniformemente. Così questi contrasti servirebbero a 'spezzarne' la sagoma, dando loro una possibilità di riparare sulla pianta più vicina.

Viva gli amici

Non c'è rosa senza spine e giunto al 28/12 sera con 8 piccoli schiusi e 7 uova già 'bucate' mi trovo nel terribile dilemma: l'indomani sarei partito per una settimana di ferie fuori Genova... che ne sarebbe stato della covata? Per fortuna la mia richiesta d'aiuto sul forum non è rimasta inascoltata ed Emanuele Biggi, gentilissimo come sempre, si è improvvisato ostetrico prendendosi l'incombenza di assistere le ovette! Oggi che vi scrivo (4/1/2003) ho 25 piccoli camaleonti che scorrazzano per il terrario e 7 uova ancora in attesa!

baby a poche ore dalla schiusa... ma la caliptra dov'è?

Terrario e precauzioni

Come state leggendo in questo aggiornamento non ero propriamente preparato al mio compito ed eccovi il mio successivo errore... spero che, al di la della mia magra figura, questa esperienza possa esservi utile! Trovandomi a dover stabulare tanti piccoletti ho deciso di trasferire immediatamente i miei Phelsuma laticauda nel terrario grande che li attendeva, dedicando quello piccolo ai camaleonti. Senza pensarci due volte il 28 sera ho posto gli 8 esemplari che erano schiusi per primi nella ex teca delle Phelsuma così com'era, ovvero con felci, pothos e abbondante legno... fradicio! A distanza di una settimana purtroppo ho dovuto constatare che alcuni piccoli presentavano problemi agli occhi. Ho potuto verificare infatti che, durante i primi giorni di vita, i piccoli camaleonti sfregano di frequente gli occhi contro il substrato. La presenza di legno marcescente a favorito l'irritazione/infezione degli occhi di alcuni esemplari che ora ho trattato localmente con una pomata antisettica.
I piccoli tenuti da Emanuele erano invece stabulati in un faunabox all'asciutto e non presentavano problemi. Del buon esempio è bene far tesoro, ho quindi immediatamente disfatto la mia teca, lavandola e disinfettandola. Poi, per la prima volta in vita mia, ho utilizzato un allestimento 'spartano' con carta assorbente sul fondo e un fitto fascio di rametti secchi come unico arredamento. La cosa è apparsa funzionale. Tra l'altro i camaleontini sembravano davvero ignorarsi e non ho osservato alcun comportamento 'timido' delle femmine nei confronti dei maschi.

che sete!

Nursery

Ancora qualche notizia ed osservazione sui neonati.
Da sempre l'idea di ritrovarmi a gestire una covata di camaleontini affamati è stata per me una sorta di incubo. All'inizio prevale un'atmosfera ovattata, carica di stupore per l'evento, e nei primi giorni della loro vita ho passato delle ore a contemplarli nelle loro piccole acrobazie, ma che sarà in futuro? I piccoli non si nutrono per i primi 2-3 giorni, poi cominciano i primi tentativi di 'lancio' della lingua (inizialmente piuttosto 'lenta'). Inizialmente mangiano senza troppa voracità grillini neonati e/o drosofile e bevono avidamente l'acqua spruzzata due volte al giorno sulle pareti della teca (l'allestimento 'spartano' ha l'indubbio difetto di disidratare rapidamente l'aria ed i camaleonti). Data la loro taglia micro non so quanti di questi piccoli supereranno indenni i primi 10 giorni di vita, anche se il loro incedere sicuro mi fa essere ottimista, di sicuro il mio allevamento di grilli dovrà dare il meglio di sè!

La questione di come la temperatura d'incubazione delle uova influenzi il sesso dei rettili resta ancora un mistero per me. Teoricamente questi embrioni sono stati incubati a temperature medio alte per cui sarebbero dovuti prevalere esemplari maschi, invece, attualmente, su 25 camaleonti saggiati, mi sembra di essere riuscito ad identificare solo 5 maschi contro 20 femmine! Mi piacerebbe davvero capire qualcosa di più a riguardo e soprattutto che qualcuno mi spiegasse come mai in alcune specie la temperatura alta favorisca il gentilsesso, mentre in altre faccia prevalere il sesso forte?!

Pappa! Notare la linguetta estroflessa dell'esemplare sulla destra

Cibo

Dimenticavo una nota importante sul cibo: i neonati gradiscono inizialmente prede davvero minute, i grillini di 5-6 mm che, come taglia, sembrerebbero plausibilmente adatti non vengono recuperati efficacemente da quella minuscola lingua ed il camaleonte, saggiato 'l'ancoraggio' della preda, abbandona immediatamente il suo intento predatorio. Questa osservazione conferma il mio iniziale sospetto sull'effettiva età dei miei due riproduttori. Comunque la cosa si risolve facilmente usando drosofile ovvero grillini appena schiusi. Io per semplificarmi la vita ho posto direttamente nel terrario dei mini-camaleonti il box in cui i grilli avevano deposto le uova e che fornisce una sorgente continua di nuove prede per almeno una settimana.

23/10/03: ultime notizie dalla famiglia

A chiusura di questa scheda ritengo importante segnalarvi le ultime osservazioni che ho avuto occasione di fare e trarre la "morale" di questa bellissima esperienza.

in semi libertà

Curare i piccoli in modo adeguato

Innanzitutto devo dire che allevare una covata di baby caliptrati non è mai banale, il problema del cibo (che era il mio incubo) è risultato solo la "punta dell'iceberg". La stabulazione di questi piccoletti per periodi superiori alle prime 3 settimane richiede infatti molto spazio e molto tempo: i cama si muovono quasi di continuo e spesso si camminano addosso, così facendo si "pungolano" con gli artigli provocandosi notevole stress e talvolta veri danni agli occhi. L'unica soluzione praticabile che è risultata efficace è quella di allestire più terrari dal ricco arredamento in cui alloggiare i piccoli a gruppi di 10. Garantisco che questo sistema è il migliore e permette di suddividere i cama in base alla taglia/gracilità degli esemplari, evitando quindi di sottoporre i più deboli alle angherie dei più forti. Particolare attenzione va posta nella somministrazione dell'acqua, la disidratazione può uccidere un baby in 2-3 giorni, ma può minarne irrimediabilmente la salute in molto meno. E' quindi utile mettere nel loro terrario superfici liscie (foglie o un paio di pareti in vetro o plexiglass) su cui vaporizzare l'acqua almeno due volte al giorno, e fare in modo che possano raggiungerla facilmente.

Come dicevo il cibo è uno dei problemi: dopo aver provato le drosofile ho in effetti constatato che queste sono decisamente preferite rispetto ai grilli baby. In pratica per il primo mese di vita possiamo tranquillamente usarle come unico cibo, poi si potrà integrare con i grillini fino a che questi costituiranno l'unica preda di taglia adeguata. Le drosofile rimarranno comunque una preda agognata: un giovane caliptrato di 4 mesi di vita e ben 24 cm di lunghezza (che avevo acquistato al Reptilia day) ha continuato ostinatamente a nutrirsene fino a che ho esaurito l'allevamento a causa del caldo eccessivo estivo: fosse stato per lui avrebbe continuato a mangiarsene qualche centinaio a pasto per il resto dei suoi giorni! (Nella foto lo vedete mentre preda le drosofile direttamente nel loro barattolo di coltura).

Attila a caccia di drosofile... direttamente nel barattolo!

Se le teche scarseggiano

A causa della scarsità di teche a mia disposizione ho anche sperimentato nel periodo estivo l'allevamento in semilibertà, utilizzando un ramo di bambù fissato ad una piccola base di cemento contenuta entro una vaschetta a pareti sufficientmente liscie e alte. I risultati sono ottimi per i piccoli che mostrano di gradire moltissimo l'assenza di costrizioni, ma problematici per la gestione alimentare: si può fare solo se mangiano già i grillini, liberabili nella vaschetta sottostante, perchè le drosofile non restano sul posto neanche un minuto!
Precauzioni fondamentali per una simile sistemazione sono l'impossibilità per i piccoli di arrivare al bordo del contenitore esterno o di avere camminamenti "aerei" che superino l'area coperta alla base dallo stesso contenitore, in caso contrario possono avvenire fughe accidentali spesso fatali. Se poi non sono presenti foglie o altre superfici capaci di trattenere le gocce d'acqua si è costretti a dare da bere singolarmente a tutti i piccoli con un contagocce: devo ammettere che il procedimanto è divertente, ma ruba un sacco di tempo.

Attila da giovane era ancora verde

Morti inevitabili?

In seguito alla mia esperienza con le prime due covate di baby-cama devo dire che in ambedue i casi le schiuse sono risultate dilazionate nel tempo, nella prima hanno prevalso le femmine, nella seconda i maschi. Comunque sia i piccoli nati in "blocco" ovvero concentrati in pochi giorni sono sempre risultati i più sani e robusti, mentre inevitabilmente i precoci ed i ritardatari sono risultati gracili e sono morti nel giro di una settimana restando per tutto il tempo ad occhi chiusi e rifiutandosi di mangiare.
Nella seconda covata ho constatato che questo fenomeno è risultato in diretta correlazione con la temperatura: la scatola con le uova veniva mantenuta ad una media di 27°C diurni (di notte a t° ambiente) da uno spot ad incandescenza posto a circa 30 cm e schermato per non emettere luce: il gradiente all'interno della scatola andava quindi dai 28-29 di un angolo ai 26-27 di quello opposto. Beh alla schiusa sono nati in blocco una ventina di cama, quelli del lato "freddo", poi, più diradati, quelli dell'area centrale della scatola... mentre quelli del punto caldo non sono nati affatto o sono vissuti pochi giorni. Come conseguenza mi sento di affermare che in questo caso il proverbio latino va stravolto: "est melio deficiere quam abundare". Insomma meglio far durare l'incubazione un paio di mesi in più a 25°C che anticiparla tenendo le uova a 28°.
Una tragica conferma dell'ipotesi mi è giunta nella famosa estate 2003, con le sue temperature torride: una covata che avrebbe dovuto schiudere a luglio andò completamente a pallino, mentre l'ultima covata in mio possesso, che avrebbe compiuto i fatidici 6 mesi a novembre schiuse con un mese d'anticipo... ma i piccoli risultarono tutti gracili e prematuri, rifiutarono di nutrirsi, muovendsi pochissimo e restando per lo più sonnecchiosi fino al momento della loro ineludibile morte! A parte la pena che ho provato per loro e la rabbia per quel caldo maledetto la lezione è chiarissima: incubate le uova entro i 27°C!!!

Attila da adulto

C'è carattere e carattere

Quando descrivevo i caratteri di Gigio e Yoyo credevo di poter generalizzare, ma sono stato puntualmente smentito con la mia seconda coppia di caliptrati!

Lui, di origine belga, chiamato Attila per la propensione mostrata fin da piccolo per devastare a morsi qualsiasi vegetale presente nella teca, è sempre rimasto un timido. Nonostante fosse pronto a dare battaglia a qualsiasi altro camaleonte si presentasse alla sua vista, è risultato altrettanto pronto a sparire tra le piante al mio sopraggiungere! Solo la vista di un buon bocconcino lo faceva venire allo scoperto.
Questo esemplare era decisamente diverso da Gigio anche per livrea, forma e taglia: i colori tutti più scuri e tendenti al marrone, la caliptra grigio cenere solcata da tre sottili linee nere, le zampe più lunghe in rapporto alla taglia corporea e questa comunque più ridotta, infatti Attila si è sviluppato precocemente e rapidamente assumendo forme e colori da adulto in meno di un mese a soli 5 mesi di vita. A 7 mesi era lungo una trentina di cm, taglia che non ha mai superato. Gigio alla sua età era quasi a 40! Che si trattasse di un carcarifer???

Lei figlia di Gigio e Yoyo: frutto della seconda covata schiusa a maggio, stava compiendo i 5 mesi di vita, ed era di un magnifico verde smeraldino. Ma ciò che la contraddistingueva maggiormente era il carattere: sicura di sè e per nulla intimidita dal sottoscritto! Viveva perennemente allo scoperto cercando anzi di corrermi incontro ogni volta che mi avvicinavo al terrario con un grillo in mano. Insomma il contrario esatto di sua madre!

Di conseguenza non posso più dire nulla di definitivo sul carattere dei caliptrati: ogni esemplare fa storia a sè e ogni vostro cama è unico ed irripetibile, come un vero amico!

Epilogo

Come potete immaginare, io che ero abituato ai fallimenti riproduttivi ho trovato un'immansa soddisfazione nell'allevare i camaleonti dello Yemen, contribuendo alla diffusione in cattività di questa specie decisamente robusta ed adatta a tutti.
Anzi l'ironia della sorte vuole che, spaventato dalle continue deposizioni di Yoyo (4 in un anno nonostante le precauzioni!), alla fine abbia deciso di dare via la mia prima coppia per fermare questo "processo industriale" che cominciava a logorarmi... possibile che per questa specie non sia prevedibile un qualche tipo si contraccezione capace di ridurre il numero delle covate e salvare la femmina... ed il terrariofilo da questo stress?

Morale della favola

Camaleonti ed erpetofili vissero a lungo felici e contenti, senza depauperare il patrimonio naturale!

Sì la morale nell'allevamento del camaleonte dello Yemen è proprio questa: si tratta di una specie robusta, bella e senza pretese, capace di dare grandi soddisfazioni e che, grazie alla sua greandissima adattabilità alla vita con l'uomo, ha permesso di limitare -o meglio escludere- ogni ulteriore prelievo in natura. Credo che ormai il caliptrato possa essere ragionevolmente ritenuto un animale domestico alla stregua della pogona, del serpente del grano e del... criceto!

Quindi se amate i camaleonti, ma non avete esperienza, cominciate con il Chamaeleon calyptratus, preferibilmente un esemplare di 2-3 mesi di vita o intorno ai 15-20 cm. di lunghezza, con cui potrete fare più facilmente amicizia. Ricordatevi di farvi dare il foglio di cessione (se nato in cattività), o il documento CITES (se di cattura, ma lo sconsiglio) da chi ve lo cede, perchè questa specie è protetta!