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Hierophis (Coluber) viridiflavus (Biacco)

primo piano su... Ho incontrato questo bel serpente sempre in maniera casuale ed inaspettata: passeggiando, fotografando, o addirittura nel giardino di casa. L'epilogo dell'incontro è sempre stato il medesimo: la scomparsa del colubro in un guizzo giallo-nero prima ancora che avessi il tempo di capire che stava succedendo.
Secondo il mio modesto parere il Biacco rappresenta, Elaphe situla esclusa, il più bel serpente italiano, che nulla ha da invidiare ai vari serpenti reali o ai Pituophis made in USA. Purtroppo la legge ci vieta -in molte regioni- il suo allevamento ed è un vero peccato perchè meriterebbe senz'altro un posto di rilievo nella terrariofilia. Speriamo che in futuro leggi più calibrate ci consentano di stabilire uno stock di Biacchi riprodotti in cattività per la gioia di noi tutti. Il biacco resta infatti il più comune serpente italiano e, come tale, paga ogni anno un pesante scotto perendo sotto le "generose" bastonate di gitanti e fungaioli improvvisati, senza che questi vengano in alcun modo perseguiti! Devo credere che sia lecito solo ammazzarli e non allevarli?

la biscia che striscia tra l'erba liscia Chi è e dove vive: descritto da Lacépède nel 1789 il Biacco, oltre che in tutta Italia (ove è il serpente più comune insieme alla Natrix natrix), si trova in Spagna, Francia, Iugoslavia, Lussemburgo e Svizzera. Le dimensioni massime possono sfiorare i due metri, ma in genere si incontrano esemplari con misure tra gli 80 ed i 150 cm. Gli esemplari giovani hanno una colorazione piuttosto dimessa con un fondo grigio chiaro coperto da quadratini grigio scuri, la testa tuttavia presenta fin dall'inizio quella che sarà la colorazione adulta con un fondo giallastro coperto da ampie zone nero brillante. Man mano che gli individui crescono e maturano tutto il corpo tende a colorarsi in giallo-arancio con un fitto disegno a losanghe nere che, verso la coda, divengono striature. I colori di questo colubro sono davvero brillanti ed il suo carattere nervoso, irascibile e mordace lo rendono un vero "spauracchio" dei gitaioli improvvisati: messo alle strette infatti non si fa intimidire, ma passa all'attacco, eseguendo veri e propri "balzi" verso l'assalitore con una rapidità che ha dell'incredibile. Se riesce a far presa con un morso non lascia la presa finchè si sente trattenuto. In genere comunque preferisce usare la sua velocità per riparare nella tana più vicina e lasciarci solo un vago ricordo della sua presenza.

Secondo gli esperti esistono due sottospecie di Coluber viridiflavus il C. v. viridiflavus che si trova in Italia nord orientale, isole dell'arcipelago toscano, Sardegna e nel sud, ed il C. v. carbonarius che occuperebbe l'Italia nord occidentale e centrale, Capri, Ischia e Sicilia. Da quanto detto capite bene che la distribuzione geografica delle due sottospecie non segue una logica di dispersione, per cui questa suddivisione non è accettata da tutti. Comunque a noi basti sapere che i "carbonarius" sono esemplari con colorazione in cui il nero prevale fino a casi di vero e proprio melanismo.

esemplare subadulto Vita in libertà: il biacco è un serpente decisamente diurno ed eliofilo che troviamo in attività solo durante le belle giornate, la rapidità dei movimenti ed i suoi riflessi pronti dipendono infatti dal raggiungimento della temperatura corporea ottimale di 37°C (ecco spiegato perchè è veloce quanto un mammifero!). Il suo stile di vita è all'insegna dell'adattabilità colonizzando gli ambienti più disparati e trovandosi a proprio agio a terra quanto sugli alberi. In genere apprezza molto i muretti a secco ove può trovare numerose tane oltre alle sue prede preferite: i lacertidi. Comunque in fatto di alimentazione, soprattutto da adulto, non fa certo storie nutrendosi praticamente di tutto ciò che gli entra in bocca. La tecnica di caccia è del tipo "colpisci ed ingoia" infatti, anche se la cosa può apparire crudele, il Biacco ingoia la preda ancora viva non essendo in grado di attuare alcuna costrizione. Proprio per questo fatto la testa di questo serpente è grande in modo da consentire una rapida ingestione (ho visto con i miei occhi "sparire" una lucertola nella bocca di un piccolo di Biacco in 5 secondi!). Per evitare morsi il Biacco attacca la preda con molta precisione afferrandone la testa o il collo e sollevandola in modo che non le riesca di far presa sul terreno, per questa stessa ragione le prede preferenziali sono sempre piuttosto piccole in proporzione al corpo massiccio di questo serpente. Non è raro che il Biacco si nutra di serpenti (vipere comprese) e dei suoi simili, gli adulti infatti non disdegnano di integrare la dieta con i giovani della loro stessa specie.

La giornata media di questo colubride si svolge secondo una routine piuttosto invariata: all'alba si acciambella in un posto ben esposto al sole per raggiungere la temperatura ottimale, poi si dedica attivamente alla caccia spostandosi sul terreno o tra i cespugli. Una volta sazio torna ad acciambellarsi in una posizione semi-riparata che gli permetta la digestione, infine appena la temperatura cala torna nella sua tana. Questa abitudinarietà fa si che, se trovate un Biacco acciambellato in un punto (e non lo spaventate), ce lo ritroverete spesso. I genitori di mio cognato, che avevano una casetta sulle alture di Genova, "ospitavano" nel loro orto una coppia adulta di Biacchi quasi domestici ed è peculiare che, senza sapere nulla di serpenti, conoscessero alla perfezione i loro "amici insoliti" e sapessero sempre dove trovarli a tutte le ore del giorno! (Chissà che ne è stato di quei poveri serpenti con l'avvento del nuovo proprietario... ve lo immaginate?!).

Il bisogno di alte temperature fa sì che questo colubride limiti la propria attività ai mesi più caldi "attivandosi" verso la fine di marzo ed ibernandosi ai primi freddi di fine settembre. L'accoppiamento avviene ad inizio giugno e la femmina depone le uova, fino a 15, circa un mese dopo. I piccoli nascono a fine agosto-settembre e sono lunghi circa 23 cm. La maturità sessuale, e quindi la colorazione tipica, viene raggiunta tra il III ed il IV anno di vita, come in tutti i serpenti comunque la velocità dello sviluppo dipende dalla disponibilità alimentare.

L'incontro: come dicevo, con l'applicazione dalla convenzione di Berna, in molte regioni italiane è vietato catturare e detenere, anche per brevi periodi, questo serpente. Peccato che la principale causa di morte per questo serpente non sia rappresentata dai suoi simpatizzanti, bensì dall'incontro casuale di chi considera i nostri amici insoliti i "soliti nemici"!
Come dicevo sopra, a causa del suo carattere vivace, il Biacco paga annualmente un pesante scotto e viene accolto a bastonate dalla maggior parte dei gitaioli, cacciatori e cercatori di funghi che imperversano nelle nostre campagne. C'è chi lo scambia per una vipera (!) chi lo uccide perchè mangia gli uccelli (in Liguria viene detto Biscia "augellina") o chi lo giustizia semplicemente perchè è un serpente! Evviva la protezione! Tutti i suoi "giustizieri della domenica" ignorano che sia protetto: perchè mai dovrebbero informarsi? Intanto "era solo una biscia". Se però lo trovassero a casa vostra, pur amato ed accudito, e voi abitaste in una regione dove è teoricamente protetto allora sì che pioverebbero multe salatissime!!!

il salvataggio: notate le cicatrici Polemiche a parte il Biacco sta molto meglio in libertà che in cattività: per la sua indole battagliera, infatti, sarà ben difficile che un esemplare catturato adulto si adatti allo scarso spazio offerto da un terrario. Io ho avuto poche esperienze frammentarie con esemplari piccoli, allevati per poche settimane a puro scopo terapeutico. Ricordo ancora l'ultimo arrivato (si parla di almeno 7 anni fa, vedi foto a fianco): era febbraio ed un amico mi telefona dalla sua casa in campagna dicendo di aver trovato una biscia addormentata mentre raccoglieva la legna dalla catasta in giardino. La frase tipica con cui si concludono simili telefonate è: "l'ammazzo o te la porto?". Beh indovinate un po'?
L'esemplare era lungo 70 cm e presentava alcune ferite sul dorso (dovute probabilmente allo spostamento della legna che gli stava sopra), per fortuna la spina dorsale era intatta. Arrivato a casa mia, sentendo il caldo e riprendendo quindi le forze, tirò fuori subito il meglio (o forse il peggio) di sé azzannandomi mentre lo medicavo! Non potevo dargli torto, comunque mi ripromisi che, appena la stagione fosse migliorata, lo avrei prontamente restituito alla campagna. Alle cure seguì una disinfestazione dagli acari che si portava con se ed infine la tanto attesa (da ambedue) liberazione, esattamente ad un mese dal suo arrivo, in un luogo frequentato da suoi conspecifici.

Allevarlo: per chi si trovasse nella necessità di ospitare un Biacco le norme di allevamento sono piuttosto semplici: dategli più spazio possibile, un rifugio sicuro da cui non lo dovrete "stanare" mai, qualche ramo contorto su cui arrampicarsi ed uno spot a incandescenza sotto cui possa riscaldarsi a piacere (è li sotto che passerà la maggior parte del tempo). Anche se sembra una contraddizione più rifugi gli offrirete prima vincerà la sua paura non usandoli! La temperatura media della teca sarà intorno ai 25°C ed il punto "caldo" potrà raggiungere i 40°. Ricordatevi di posizionare nella teca una ciotola con dell'acqua da cui berrà (ma non vi si immergerà mai).
Consiglio a tutti i "maneggiatori" di rettili di fare un'eccezione con il Biacco: a lui essere tirato fuori dal terrario non piace proprio (cercherà di mordervi appena ci metterete le mani dentro) per cui... perchè non lasciarlo in pace? In cambio perderà rapidamente la sua paura dell'uomo e se ne starà tranquillo a farsi osservare senza fuggire al vostro primo apparire.

al calduccio Alimentazione: anche se da quanto ho detto il Biacco apparirebbe una vera "fogna" non sempre gli esemplari di cattura risultano così adattabili. Se è vero che un adulto ingoierà qualsiasi animale di taglia adeguata che gli si muova davanti, dalle mie esperienze con esemplari giovani vi posso assicurare che le uniche prede veramente accettate senza indugi sono i lacertidi: vederli e mangiarli per un Biacco è un tutt'uno. Mai visti invece nutrirsi di insetti (anche se nelle prime feci deposte da un mio "ospite" potei distinguere chiaramente l'elitra di un coleottero), nè ho mai visto accettare dei pinkies (si vede chiaramente che non si fidano del colore rosa brillante dei topini appena nati, chissà che si possa convincerli con un po' di pazienza?).
In caso di esemplari recalcitranti, non avendo in programma l'allevamento a lunga scadenza e non volendo sacrificare delle lucertole (che comunque non sempre sono rinvenibili e spesso portano acari), ho sempre impiegato la nutrizione "quasi forzata". Mi spiego: il Biacco, per la sua peculiare maniera di nutrirsi, ha una sorta di riflesso condizionato per cui una volta che abbia una preda in bocca la inghiotte rapidamente. Questo avviene sia che la preda l'abbia acchiappata da solo, sia che gliela abbiate messa in bocca voi! Quanto a far aprire la bocca ad un Biacco è più facile a farsi che a dirsi: il solo prelevarlo dalla teca lo fa tentare di mordere e, con un po' di abilità, invece del vostro dito si troverà in bocca un insetto, un pinkie, un pezzetto di carne. L'importante è che la preda sia piccola (un boccone insomma) e che non lasciate la presa sul serpente... ed il gioco è fatto! Dopo due-tre bocconi riporrete il serpente nel terrario e lo lascerete in pace per evitare che rigurgiti il pasto. Un simile approccio usato settimanalmente garantirà un apporto calorico sufficiente per far passare al vostro ospite occasionale le poche settimane di detenzione.
Resta il fatto che questo sistema, anche se sicuro poichè non viene operata alcuna forzatura dell'apparato boccale, è fonte di un indubbio stress per l'animale ed è applicabile solo in caso non accetti le prede a nostra disposizione e per detenzioni di breve durata.

Conclusioni: secondo me il Coluber viridiflavus sarebbe un fantastico serpente da terrario, ma non me la sentirei davvero di allevare un animale selvatico. Il suo carattere coraggioso e vivace me lo ha fatto sempre rispettare e lasciare in pace... ancora prima che una convenzione svizzera me ne vietasse la detenzione! Certo che se fosse possibile stabilire uno stock di Biacchi "domestici" considererei la cosa da un altro punto di vista. Per ora invito tutti voi a guardare con ammirazione e rispetto questa nostra piccola meraviglia e a propagandare in ogni occasione la sua salvaguardia affinchè divenga per tutti un amico insolito piuttosto che il solito nemico!


Apporto di Fabrizio sul biacco

Testo e foto di Guido Fabrizio Li Vigni

Anche riguardo a quest’animale desidero dare solo un breve apporto, dopo la scheda di Roberto riportata qui sopra. Di fatti anche stavolta, mi e vi eviterò le solite 'noie' sulla morfologia, distribuzione e company, e non dividerò in paragrafi il mio mini-articolo. Desidero, infine, anche pubblicare le foto del mio biacco che merita davvero.
un bell'esemplare nero Venendo al dunque, come si sa, in Sicilia esiste la varietà melanotica del biacco, ossia quella tutta nera. Dato che abito a Palermo, venni in possesso recentemente di un esemplare (naturalmente di questa varietà) da un mio amico. Ammetto che avevo chiesto esplicitamente di procurarmene uno qualora gli fosse stato possibile, al solo scopo di scattare qualche foto e per fare una brevissima esperienza, per poi, alla fine di questa, liberare il serpente dov’era stato preso.
Fatta questa innocente introduzione, dico ancora due cosette noiose: primo che il biacco è in Convenzione di Berna, quindi è protetto in tutte le regioni italiane che hanno deciso di applicarla con apposito decreto regionale, secondo che il serpente in questione non si chiama più Coluber viridiflavus, ma Hierophis viridiflavus.

Ora che ho finito con le lagne, parlerò davvero della mia esperienza, quindi di come ho allevato il mio esemplare.
Appena arrivato, sono stato costretto a mettere il mio colubride nero in una vasca che si trovava sul balcone. Perciò è rimasto per i primi giorni, ovvero quelli critici di ambientamento, fuori al freddo. Certo, so che non è stato il massimo. Ma poi l’ho fatto accomodare e messo al caldo!
tranquillamente acciambellato! Dico sin da ora una cosa: non ho avuto alcun problema riguardo l’alimentazione e l’aggressività con il mio esemplare di biacco. Infatti ha mangiato sin da quando lo misi nel terrario riscaldato e, per tutt'e due i mesi di stabulazione, non ho mai ricevuto alcun morso! Questo non significa che io lo prendessi in mano con tranquillità! Ogni qual volta l'ho dovuto spostare, gli bloccavo prima la testa e, quando dovevo fare le pulizie infilando le mani nel terrario, stavo sempre attento a non avvicinarmi troppo al suo capo.
Sicuramente mi sarà capitato l’esemplare più docile del mondo, dato che -tra l'altro- stava sempre in vista durante il giorno rintanandosi solo la notte, oppure dopo il pasto per digerire in santa pace!
Faccio anche il paragone tra l’esemplare in questione con quel che si legge nei libri e con l’esemplare giovane di due anni di vita che tenni l’anno scorso per un mese. Quello sì che rispecchiava perfettamente la fama di questo serpente, di fatti mi ha morso 4 volte (ma non mi ha fatto mai uscire sangue, non preoccupatevi, anche perché era lungo solo 60 cm) e stava sempre rintanato. Quei pochi pasti che fece durante quella trentina di giorni erano costituiti solo da gechetti (Tarentula mauritanica).
il primo arrangiamento Comunque, continuando, una settimana dopo quel periodo fuori nel balcone, allestii il mio terrario interno, solo per il colubro, e ve lo misi. Devo dire che gli piacque molto, sia per lo spazio, che per lo spot da 60 W che lo riscaldava piacevolmente. Ho notato, però, che lui entrava in attività solo dopo le nove di mattina, forse quando il tepore era giunto al suo corpo freddo e gli aveva fatto capire che la giornata era promettente.
Per quanto riguardava l’arredamento, l’ ho sempre mantenuto spartano, sia fuori nella prima vasca, sia nel terrario all’interno, che nella terza vasca riscaldata in cui tenni il mio esemplare: fondo in giornale, tana grossa fatta da una corteccia di sughero rovesciata e una vaschetta per l’acqua. Colgo l’occasione per dire che il mio esemplare beveva tantissimo, di conseguenza anche le feci erano prodotte in forma semiliquida ed in grandi quantità... purtroppo! Infatti, il loro odore è forte e pungente e si infila nelle narici senza volerne più uscire! (N.D.R. simili sintomi sono fortemente suggestivi di una parassitosi/infezione intestinale in atto!) Ma a parte questo, ho amato e sfruttato molto questi due mesi per farne preziosa esperienza con questo colubride.
Come ho accennato, ci fu anche una terza vasca per questo serpente "super-sballottato", ossia quella che si vede nelle foto. E’ una mini-duna, che prima usavo per i rospi. Ora i rospi, per chi avesse interesse in questo, stanno in un terrario in legno arredato con muschio e cortecce fuori sul balcone e devo dire che ci stanno davvero bene!
Ritornando al biacco o "sirpi nivura", come dicono i miei corregionali siciliani, una volta messo in quella vasca, lo illuminai solo con la lampada spot della mia scrivania e non più con l’accoppiata spot e neon uv-b che invece usavo nel terrario, ma solo perché quest’ultimo ne era munito e non perché i serpenti abbiano un effettivo bisogno dei raggi ultravioletti. Infatti, proprio per questo mi trovo d’accordo con Roberto, il quale sostiene che il neon uv-b non è essenziale per tutti i rettili, meno che mai per i serpenti!
sempre lui! Detto tutto ciò, affrontiamo l’ultimo argomento: l’alimentazione! Dapprima, quando l’ofide stava fuori, c’era abbastanza freschetto per cui potevo non dargli da mangiare e inoltre, essendo adulto, occorreva un periodo più lungo d’adattamento, in cui solitamente gli animali non toccano cibo. Per fortuna un serpente adulto può anche stare a digiuno per molto più d’un mese. Comunque, il periodo di 'fermo' durò solo 10 giorni scarsi. Dopo una settimana la nuova dimora divenne un terrario di 80 x 30 x 30 cm di altezza. Per un altro paio di giorni non mangiò: prima provai con un topo bianco, che rifiutò, poi con una Tarentula mauritanica adulta, che rifiutò ugualmente. Infine, si decise per il roditore.
Dieci giorni dopo ritornai con due topi, che, con mia sorpresa, il serpente mangiò immediatamente. Altro pasto che posso menzionare fu quello a base di una Podarcis sicula adulta maschio che trovai semimorente tra le zampe di un gatto randagio in una giornata di sole. Recuperai la lucertola in fin di vita e constatai che non c’era più nulla da fare. Allora pensai al mio ospite dal colore funesto. Messa lì ancora semovente non attirò tanto l’attenzione del serpente, in un primo momento, ma mezz’ora dopo, quando tornai, il povero sauro non c’era più e tutt’a un tratto il serpente era più rotondetto.
Devo dedurre che non andò pazzo per la lucertola, dato che quando mettevo i topi nel terrario, essi restavano in vita solo per i 3 minuti successivi, ovvero quelli in cui muoiono soffocati all’interno dello stomaco dell’ofide!!

Beh, sperando di non avervi annoiati, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo!
Ringrazio mia madre per avermi permesso, se pur molto controvoglia, di tenere un serpente di ben 1 metro e 10 prima in un terrario chiuso con i catenacci, per tranquillizzarla, e poi per avermelo lasciato tenere sulla mia scrivania!
Infine, chiunque avesse dubbi, domande, curiosità o altro, non esiti a scrivermi sia riguardo al Coluber viridiflavus, che per qualsiasi altro animale che ho descritto in altre schede presenti su questo sito!!!



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